Visualizzazione post con etichetta bar sport. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta bar sport. Mostra tutti i post

mercoledì 20 maggio 2015

Sboritelling


Sono queste le storie che farebbero la gioia di qualsiasi storyteller.
Alzi la mano chi l'aveva immaginato così bene: neanche un cinquestellato con la sua pizza proletaria, o un qualsiasi Alfano col black blocker testimonial della Rolex, neanche un modesto Salvini (per dire) col suo abbaiare ai rom con la Mercedes.
Dai, se l'avessi scritto per la Settimana Corta sarebbe stato fantascienza.
Riepiloghiamo, con le stringhe (thread) come i social media cosi (manager, editor, content writer) che sanno come si fa:
- protagonista: un super manager di un'azienda (quasi) pubblica
- la suddetta azienda è delle Ferrovie - ossia quei carrozzoni che evocano Prime Repubbliche e lingotti nel pouf a fronte di pendolari stretti come acciughe in container maleodoranti per gran parte dell'anno
- le ferrovie in questione sono le Ferrovie Nord (quindi neanche Satana-Trenitalia, che prima o poi ti ci rassegni, se no finisce che dai fuoco a un treno)
- contesto: la crisi si percepisce così tanto che persino Marchionne è passato dal cachemire al cotone pettinato (ma forse è l'estate)
- il suddetto super manager usa la carta aziendale come se non ci fosse limite al peggio: ci paga persino le scommesse sportive (che tu dici: ma lo beccano! Appunto)
- l'espressione "pagata con i soldi dei pendolari lombardi" è una caciarata da pentastellati ma rende l'idea, no?
- eppure, è già straricco: possiede così tanta roba che sulla libreria i Malavoglia pigliano fuoco per autocombustione e Paperone si suicida con tutti i Bassotti
- ha sedicenti società poco chiare a Londra che fanno bisiness non si sa come (e qui già ti vedi l'Ispettore Ginko guardare Montalbano e scuotere la testa: senti, basta, abbiamo chiuso, molliamo tutto e apriamo una bocciofila a Poasco)
- come non bastasse questo, ci ha due figli che gli mangiano un patrimonio al mese: uno di questi posta su facebook orologi da milioni e persino un selfie con una testa del Duce
- aspetta, ferma un attimo: del Duce! Cazzo, questo ha in casa una testa di Duce! E si fa anche il selfie!
- ma attenzione, non finisce qui: il Nostro, visti i danni che gli fanno i figli, cosa fa? Si pente! Chiede il controllo sulle spese e, occhio la svolta alla Scorsese, comincia a restituire qualcosina...
- ma la chicca, il tocco di classe che solo quel gran figlio di puttana che è il Destino può tirare fuori, è il riconoscimento (Benedizione Apostolica) che gli concede persino papa Francesco (Francesco! Dai, quello che ci piace! Quello della "fine del mondo", della povertà, della Chiesa in strada, la simpatia nell'accento e il telefonino sempre pronto per una parola di conforto!), finito su facebook grazie al figlio sborone:


- pensate che sia finita? No, no. Ci mancherebbe che tale figlio, stante la situazione, abbia anche un incarico pubblico...
- ed eccolo, con le parole de L'Espresso (da cui ho tratto ispirazione anche per il resto), con cui chiudo, lasciandovi nella meraviglia:  
L'informazione arriva dalla sua “scheda per la trasparenza” pubblicata sul sito web del Comune di Milano. Già, perché il figlio del manager ed ex assessore di Forza Italia Norberto Achille ha anche un incarico pubblico: siede nel collegio dei revisori della Fondazione Milano , l'ente che coordina l'attività culturale ed educativa delle scuole civiche di musica, cinema e teatro. È stato nominato il primo marzo del 2012 e lì resterà fino all'aprile del 2016, percependo un gettone di 41 euro a presenza e un fisso di 5mila euro.

mercoledì 11 febbraio 2015

A me la Buona scuola di Renzi fa paura



Ecco, il fatto è che l'ho vista, questa puntata di Presa Diretta.

Mi ricordo, quando Renzi si è insediato, di aver colto al volo in diretta proprio la sequenza che appare a inizio del servizio. Nel suo discorso Matteo de' Mattei diceva in sostanza che non c'è Paese senza scuola. Cosa di cui sono molto, molto sicuro.
E ho pensato: questa me la segno.

Poi dalla puntata ho anche appreso che esiste un'altra "buona scuola", che non è una buffonata ma roba seria seria, ed è addirittura già in Parlamento.

Dopo averlo scoperto, beh, avrei voluto scrivere un articolo come questo.

venerdì 13 dicembre 2013

La Ggente


Sono uno a cui piace la gente. A cui piace guardare le facce in metropolitana, ascoltare le storie più varie. Uno che da sempre solidarizza e comprende. Uno che ha ben chiaro che una persona non è mai qualunque e che è dai comportamenti che si può cominciare a capire, molto prima di giudicare.
Ora però la Ggente mi ha rotto i coglioni.
Io non ho visto padri di famiglia e passeggini in piazza. Non ho visto rivendicazioni, proposte, campagne di lotta. Non ho visto nessuna partecipazione spontanea. Non ho visto manifestazioni pacifiche. Non ho visto nessuna scintilla di rivoluzione. Non ho sentito chiedere la legalità, la solidarietà sociale, la giustizia. Non ho sentito chiedere neanche il pane.
Ho visto invece una chiamata in piazza al grido di "ci siamo rotti i coglioni", ho visto gruppetti organizzati studiare le piazze e bloccare il traffico come si faceva negli Anni Settanta. Ho visto squadrine e squadracce minacciare commercianti, autisti, passanti. Ho visto salutare a braccio teso, le curve degli ultrà spaccare le macchine, ho visto veri e falsi autonomi darsele con la Polizia come degli ultrà qualsiasi. Ho visto la Polizia, per la prima volta, non caricare quando sono un paio d'anni che carica di prassi per manifestazioni molto più serie e molto meno pericolose di queste. Ho sentito la Polizia lasciar passare l'idea che solidarizzi con la protesta. Ho visto gente prendersela con giornalisti senza alcun potere, ma con i leghisti e i berlusconi che governano da 20 anni ci vanno addirittura d'accordo. Ho visto studentelli più o meno fuori corso indossare maschere di Guy Fawkes (che il parlamento lo voleva far saltare) e gridare mandiamo la ggente al parlamento. Ho sentito il coordinatore e portavoce non rispondere mai alla domanda: ma voi che Paese vorreste?
Sapeste quanto sono incazzato io, quanto mi sono rotto i coglioni io, del governo dei ricchi che diventano ancora più ricchi, delle ingiustizie e dei soprusi. Di gridare adesso basta, di ragionare, di rappezzarmi, di proporre discutere lavorare, di votare gente onesta, di comportarmi bene, di pagare le tasse anche per chi evade. Sapeste quante volte ho chiamato alla rivolta, all'indignazione, al cambiamento.
E questi, dov'erano, quando c'era da protestare, da mandare a casa la classe politica che tanto dicono di detestare? Cosa hanno votato? Chi hanno mandato in Parlamento, quelli che decidono il consiglio di amministrazione delle banche o quelli che lavorano negli uffici e nelle fabbriche?
E infine, perché usare la paura come passaparola, anziché una cazzo di idea, magari di giustizia e uguaglianza per tutti?
"Chi non ha il coraggio di ribellarsi non ha il diritto di lamentarsi": vero, ma io qui vedo solo il lamento. Per ribellarsi serve ben altro che essere in tanti e pericolosi.
Le rivoluzioni non si fanno con la paura o con le vigliaccate. Si fanno con il coraggio.

giovedì 19 settembre 2013

Vota responsabilmente


Di nuovo: "responsabilità".
Questo tizio - che oggi è andato a dire ai giornalisti "non sono mica Gio Condor" (e vi lascio volentieri i commenti) - è capo di un governo in cui - lo dice molto più chiaramente di me Gilioli - una parte di maggioranza dice all'altra "Guarda, il tuo capo è un delinquente ma continuiamo a stare insieme" e l'altra parte dice "Ci volete fare fuori ma restiamo al governo insieme".
E in questo scenario questo tizio parla incessantemente di "responsabilità", manco c'avesse messo il copyright. Mica solo alle telecamere. Anche in Europa, in sede istituzionale.
No, dico: "responsabilità".




giovedì 22 agosto 2013

Dubbi


L'Italia è quel Paese in cui si hanno dubbi su cosa si deve fare, e nessun dubbio su cosa si debba pensare.
Il Pd non sa se lasciare che la decadenza di Berlusconi faccia cadere il Governo, come è scritto che sia, ma vuole che noi pensiamo che, nel caso questo non accadesse, è per il nostro bene.
Come se il chirurgo che ci deve togliere le adenoidi ci dicesse: te le lascio, ma sai che voce sexy che ti viene?

giovedì 18 luglio 2013

Mitridatizzati e stanchi

 
Ricordo una discussione, anni fa, via blog, con un leghista che sosteneva l'eterna balla della Lega partito popolare evoluto, federalista. Sosteneva che fosse ormai tramontato il mito del leghista troglodita e ignorante, che ci trovavamo in una nuova era, in cui era la Lega ora a riflettere l'Italia allo specchio, il popolo autentico e lavoratore, in guerra contro lo Stato oppressore.
Discussione inutile, perché - allora come oggi con i cinque stelle - c'era un sacco di gente che per botta di indignazione vota di stomaco, sulle proprie scarpe. Hai voglia a farli ragionare.
Ora però tendo a dargli ragione.
Calderoli, Alfano, Grillo, Monti, Letta oggi sono lo specchio di questo Paese.
Che non scende in piazza - per rispondere con una semplificazione alla domanda che pone Saviano su L'Espresso - perché si è mitridatizzato contro tutti e tutto.
Se non riusciamo a far dimettere Calderoli dalla vicepresidenza del Senato (verrebbe da dire: se Calderoli è vicepresidente del Senato, Alfano ministro dell'Interno, etc - ma così andremmo avanti per ore), se Letta (e Napolitano!) difende Alfano che fa una figura di merda planetaria assieme a tutti i suoi, se Grillo va da Napolitano e balbetta, se Monti e montisti continuano ad adorare il dio finanza, se persino il papa Gesuita sorpassa lo Stato in modernità introducendo il reato di tortura e stigmatizzando i lager che chiamano cpt, beh, se succede tutto questo e non ci incazziamo è perché da settimane, da mesi, da anni, da un ventennio almeno ci hanno mitridatizzato le palle, inoculandoci pian piano le loro velenosissime cazzate senza importanza.
Ora che la somma delle cazzate senza importanza ci ha reso tutti re Theoden prima della cura-Gandalf, abbiamo le palle troppo sgonfie e gli occhi troppo gonfi, a furia di inventarcene una per sopravvivere. Siamo un Paese mitridatizzato, che quando si guarda allo specchio si vede Pertini che esulta ai Mondiali dell'82, e invece è Alfano che si guarda intorno con gli occhi a palla e il palo in culo, o un cicchitto qualsiasi mentre dice che il dissidente kazako, comunque, non è mica uno stinco di santo.

lunedì 20 maggio 2013

Come cani che lasciano il tag

A parziale precisazione, ecco una lettera molto sensata di un conoscente, indirizzata alla Provincia Pavese.

Ha molto colpito il super-blitz contro i presunti imbrattatori dei muri del nostro centro storico: un centinaio di agenti nelle case alle 6 del mattino, sequestro dei corpi di reato, seriose dichiarazioni del Sindaco, paginoni sul quotidiano. Non credo ci sia stata da anni a Pavia un’ azione così eclatante di controllo e repressione. Eppure siamo una città dove la mafia ha dato fuoco alla casa di un giornalista e alla macchina di un Consigliere Comunale. Una simile operazione forse si è visto ai tempi delle Brigate Rosse, ma per fortuna è storia lontana, e speriamo che lontana resti.
Ne ho parlato con mia figlia, sedicenne, anche perché tra i minorenni presi di mira c’è una sua amica che anch’io conosco. Una ragazza simpatica ed estrosa, brava a scuola e – come si diceva una volta - di “buona famiglia”. E’ una writer. Dipinge, insieme alla sua compagnia, i muri grigi e fatiscenti che sono in varie zone della città ( nelle periferie, nelle aree dismesse, lunghi i muri della Caserma Calchi, nei percorsi del treno, ecc.). Ci vanno di notte, con un “progetto grafico” che poi rinnovano, quando pensano che è venuta l’ora di tornare.
Perché lo fai, le ho chiesto un giorno? “Per rendere più belli e allegri quei muri senza più anima né storia… e poi è divertente perché è proibito“.
Io ho quasi sessant’anni, faccio fatica a capire tante cose dei “ragazzi di oggi”.
Parlando con lei ho però compreso che tra i writers e quelli che lasciano i loro “nomi/marchi” (i tag) ovunque, nel centro storico, c’è una grande differenza e c’è anche un po’ di repulsione. “Noi siamo artisti di strada - mi ha detto – loro sono come i cani che lasciano le pisciate in giro di qua e di là, solo per sentirsi vivi”.
Mi chiedo quindi se il mega-blitz abbia anche una funzione educativa: colpirne 30 per educarne mille? Ho i miei dubbi che sia una pedagogia vincente. Non si “con-vincono” così i ragazzini.
Chi governa la città (che fa schifo veramente, con tutte queste brutture-pisciate, lì da anni, nonostante le promesse elettorali e che resteranno, penso, nonostante il blitz) dovrebbe fare uno sforzo in più, per trovare vere soluzioni. In tante altre città, in Italia ed in Europa, non siamo messi così male. Si vada a capire come fanno.
Il nostro centro storico è davvero molto bello. E’ il lasciato generoso delle generazioni che ci hanno preceduto. Dalle generazioni di oggi dobbiamo chiedere e pretendere di continuare a coltivarne la bellezza. Non penso però che un “messaggio” convincente siano i blitz alle 6 del mattino per sequestrare una bomboletta di colore vermiglio. Signor Sindaco, faccia uno sforzo, pensi a qualcosa di meno eclatante ma di più efficace, educativo e duraturo. La nostra città davvero se lo merita. E i nostri ragazzi pure.
mimmo damiani

giovedì 16 maggio 2013

Oggi faccio il vecchio


Allora oggi faccio il vecchio che si lamenta e cazzia.
Pavia, caso "writers" che poi writers non sono.
Ora: non c'è dubbio che mandare la polizia a casa di ragazzi dai 15 anni in su è un tantino esagerato. E che farebbe piacere a tutti che lo stesso impegno fosse dedicato alle infiltrazioni mafiose e alla prevenzione di furti e rapine, come recita il buon manuale del "sì ma però il governo/il comune/la polizia/l'avversario...".
E non c'è dubbio neanche che l'unica pena possibile sia metterli a lavare e ridipingere.
Non c'è dubbio, d'altra parte, che dell'indagine ci fosse bisogno.
Perché non stiamo parlando di epigoni Basquiat e Pavia non è una città in cui non esistono spazi d'espressione.
(Spazi e tempi di aggregazione, sì, ne abbiamo bisogno come il pane. Ma questa è un'altra storia).
Questa non è arte. Non è graffito, non è street graphic.
Per dirla chiaramente: i tag fanno cagare.
E non hanno manco senso. A meno di non credere che di essere nelle banlieu de L'odio di Kassowitz o negli anni '80 dei Guerrieri della Notte.
Quindi, chiusa la questione con i ragazzi che ridipingono e il Comune che pensa finalmente a dare loro spazi e colori, possiamo andare avanti?
Magari scopriamo che ci sono cose più importanti di cui occuparsi. Per esempio, cercare altre forme di protesta, che possano cambiare le cose. Oppure progettare spazi e occasioni per dare alternative al vandalismo, alla noia da scooter, al trip automatico.
Cose così. Innovative, per dire.

lunedì 29 aprile 2013

IT (*)


Nella foto, il neo Ministro degli Interni. - Fuggite, sciocchi!
(*) cambiato titolo.

lunedì 22 aprile 2013

Io non ho capito


Allora io no, non capisco più. E mi passa anche la voglia di scherzare.
Io non ho capito quale cazzo di ragione avrebbe avuto il Pd a non eleggere Stefano Rodotà.
L'unico uomo che abbia mai visto contento di fare il Presidente della Repubblica. Non: onorato. Contento.
Non ho niente contro Giorgio Napolitano, se non che un uomo di quasi 90 anni avrebbe tutto il diritto di riposarsi, dopo un settennato politicamente orrendo, a cui a volte ha contribuito rifugiandosi nel Ruolo Istituzionale, facendo nascere il sospetto che fosse un alibi.
Non ho capito perché Bersani, dopo tutto il casino che ha fatto per fare del Pd un partito che non si allea con Berlusconi, abbia fatto il patto per l'elezione del Presidente. Non capisco, se di strategia si doveva parlare, perché la strategia del Pd sia cambiata. Io non ho votato per il Pdl. Non li toccherei neanche con un bastone. Forse neanche Bersani. Capisco quindi perché si sia dimesso. Evidentemente non comanda il Segretario, nel Pd.
Che poi il messaggio delle elezioni era: il M5S risulta il partito vincente, si è preso i voti che doveva prendere il Pd, quindi le posizioni del M5S sono in parte quelle della base Pd. Spostiamo un po' l'asse su una politica più cittadina, militante, meno palazzinara. Facciamo la tara alle puttanate che sparano loro sull'euro, e dritti alla meta. Non hanno voluto fare il governo con Bersani? Va bene, che se ne assumano la responsabilità. Ora eleggiamo un presidente che incarichi qualcuno che faccia quelle riforme, quelle stesse su cui si trovano sia Pd sia M5S: governo a tempo, poi vediamo se gli elettori pensano ancora sia meglio tenersi la Lombardi.
A me pareva semplice, il messaggio. L'ha capito anche Vendola.
Non capisco, dopo elezioni come queste, come si faccia a pensare a Giuliano Amato che orchestra un governo con il Pdl. Giuliano Amato. Così il Pd continua a dare ragioni a Grillo di dire quello che dice. E perde, oltre la base, anche i dirigenti.
Che poi di Grillo, guarda, te lo dico io, non bisognava avere paura.
Io che non capisco, e adesso non ne ho veramente più voglia, di capire, ti dico che non bisogna nemmeno avere paura di Renzi, dai. O di Berlusconi.
Il Pd deve avere paura di se stesso.
Perché se non sei abbastanza intelligente per riconoscere che il sentimento di chi ti vota ora ti fugge, vuol dire che hai fallito. Che devi davvero "andartene a casa". Ora, finché ce l'hai.

mercoledì 27 marzo 2013

La macchina del Capo ha un buco nella gomma


A me questa storia del M5S che non dà la fiducia a nessuno perché (secondo loro) nessuno la merita nessuno fa proprio incazzare.Soprattutto perché non è autentica: è un gioco pokeristico da veri cialtroni, che svilisce e affossa la ventata di novità entrata in Parlamento.
Bersani deve rivolgersi altrove? Se al Pdl, a Scelta Civica o altri, i grillini esulteranno: "Vedete, l'avevamo detto! Ecco, vogliono solo l'inciucio".
Se invece rimette il mandato, i grillini esulteranno: "Ecco, l'avevamo detto: non sono capaci! Il Governo a noi!".
Se Napolitano, correttamente, individuasse un governo più o meno tecnico che faccia una nuova legge elettorale che porti a nuove elezioni, esulteranno: "Ecco, ve l'avevamo detto: Napolitano è morto di sonno! Non ha il coraggio di darlo a noi!".
Infine, se si andrà a nuove elezioni, esulteranno: "Ecco, ve l'avevamo detto: andremo alle elezioni e vinceremo!".
Tutto questo è odioso. Avvilente. Sciagurato, perché intanto la posta è governare un Paese di cui anche io sono cittadino. Deludente, perché il Parlamento più promettente di sempre, anche in poco tempo, potrebbe spazzare via del tutto le mire degli impresentabili.
Soprattutto, è una scelta di grande vigliaccheria.
Si lamentano del tiro al piccione su giornali e tv come dei berluscones qualsiasi, e intanto sostengono acriticamente una posizione del tutto fuori dalle loro stesse regole e lontane dai loro principi (democrazia dal basso, politica dei beni comuni, l'ambiente prima di tutto, innovare con il digitale): ma come, tutta 'sta fatica per arrivare al Governo, e adesso si tirano indietro? Senza contare che il Pd gli ha letteralmente lasciato la palla in mano: facciamo quello che volete anche voi, fino a quando volete voi. Poi si andrà a elezioni e avrete la possibilità di vincere ancora.
Ma no, loro sono duri e puri: tutto o niente, vero? Ora come ora, un niente piuttosto abbagliante:
nessuno si è accorto che Grillo e/o Casaleggio li stanno accompagnando al precipizio assieme a loro, a vedere l'effetto che fa.
Oggi i grillini sono quelli che la Macchina del Capo ha un buco nella gomma, e masticano, masticano, masticano, pensando che il chewing gum li salverà.

giovedì 14 marzo 2013

Siamo con le pezze al culo e stiamo a discutere il colore della toppa


Voglia di scrivere senza neanche pensarci tanto.
Parlando ieri con Filo di cose che vorremmo fare e cose che dovremmo fare e cose che non possiamo fare, pensavo che ora non sono più in grado di immaginarmi al di là di quest'anno. Pochi mesi, una sacchettata di settimane come quando prendi le noci con la paletta. E non va bene.
Ricordo che l'ultima volta che facevamo piani e progetti era il 2005: doveva ancora nascere il Normannino, avevo un lavoro stabile, facevo opposizione permanente, facevo la spesa al supermercato senza leggere tutti i cartellini delle offerte e guardavo i prezzi delle case. Poi, per quanto ci provassimo e ci proviamo tuttora la Normanna e io, ci è sempre risultato impossibile.
Ora oltre alla mia precarietà - condizione esistenziale e materiale allo stesso tempo: almeno sono coerente - e al fortissimo senso di colpa del non poter provvedere con le mie sole forze a disegnare un progetto per i miei figli, vedo che tutto è egualmente precario: il sistema economico, quello politico, quello istituzionale, perfino quello spirituale. Da lì, una volta, proveniva il buon esempio che i nostri padri usavano come metro delle proprie adempienze e inadempienze.
Ora i buoni esempi sono del tutto scomparsi. Fateci caso: quindici minuti dopo l'elezione del nuovo papa, nome del tutto sorprendente, circolavano già i dossier con i suoi presunti rapporti con Videla. Da giorni girano post che dicono di tutto dei parlamentari M5S appena insediati. Che senso ha. Questo per il nuovo - il vecchio era già così insozzato dalle corruzioni e dall'estenuante triste campagna elettorale, dal cumulo di balle. Siamo veramente sopraffatti, dalle balle, in preda agli effetti del sovradosaggio. Il nuovo diventa sporco e vecchio subito, è una meteora a cui non diamo neanche il tempo di tramontare.
E poi, stringendo un poco la lente: attorno sento e vedo sempre più gente lamentarsi (a volte stucchevolmente) della propria condizione, avanzare lunghe liste di recriminazioni, al Governo o alle banche, a chi non paga le tasse e a chi scrive sui muri, alle multinazionali rapaci e a chi fa cagare il cane sul marciapiede, e capisco che non è solo un vizio comune e diffuso. C'è qualcosa di più.
Una speciale qualità di ringhiosa solitudine che ci impedisce di unirci, affratellarci, lavorare sui noi stessi per limare le asperità della diffidenza. Diffidenza che viene dal fatto di non aver coltivato l'uguaglianza: lui ha di più, quindi pensa diverso, desidera diverso, vive diverso. Ma chi l'ha detto, poi.
Dovremmo reinventarci il rapporto tra vicini di casa. Ricostruire la nostra rete sociale sulla base del tempo che ho a disposizione - tolte le priorità: i bambini, la cena, la casa. Ripensare il mio lavoro: potrei dividere il mio tempo, e anche i miei guadagni, se c'è reciproco vantaggio. Resistere alla tentazione di dare per scontato che tu (tu Governo, tu Europa, tu Chiesa, tu Banca, tu supermercato, tu negoziante, tu ambulante, tu volontario, tu sportellista, tu poliziotto) voglia fottermi.
Però fino a che mi costringi a mettere insieme il pranzo con la cena, finché non ho manco un buon esempio tra le mani, finché non mi entra un po' di verità in questo strabordare di menzogna, dico, non se ne fa niente. Non si va avanti.

martedì 26 febbraio 2013

A me pare l'unica


Bersani si dimette da segretario del Pd, poi, dal blog di Civati: http://www.ciwati.it/2013/02/26/for-dummies/. E come dice Gilioli: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/26/le-tre-strade-di-pier-luigi/.

Se no, come?

Una sberla salutare. Nel senso di ciao


Chi sa se a questo punto riusciremo a considerare salutare la scossa alla vecchia quercia, all'antenato fronzuto che si ostina a cacare ghiande invece di farsi Avatar e chiamare i suoi volonterosi compagni alla rivoluzione. Salutare, dico, perché si cominci a ritrovare la radice popolare dello stare a sinistra che è e deve essere una scelta di campo. Antifascista, egalitario, etico, rivoluzionario: la definiamo così, la faccenda?
Questi non sono invece i connotati del M5S, il cui impatto è contenuto tutto in quel titolo, Tsunami, che ora suona amaramente vero e azzeccato: il voto per il M5S si è abbattuto sul nostro comune, caro vecchio sentire, facendo macerie del consenso a sinistra (ma anche a destra: la Lega è sparita). E in questo occorre anche vedere il merito dell'attivismo civico, e non solo il pericolo populista. Però l'impatto del M5S non è calcolabile: chi andrà in Parlamento? Come reagiranno i cento e più signor nessuno (evviva! ma anche ommadonna) a un'eventuale proposta di Bersani, sui temi che pure accomunano tutti, soprattutto Sel, su legalità, acqua pubblica, noTav, F35 e altro? E il famigerato referendum per uscire dall'euro? E le condizioni di rinegoziazione del debito? Quali di loro saranno egalitari, etici, antifascisti, rivoluzionari? E quali invece sceriffi, manipolati, fascistelli, o anche solamente impreparati?
Poi, si leggono anche tante cazzate: il voto per i grillini non è un voto di protesta, ma di reazione. C'è una bella differenza: se protesti, metti la croce FUORI dagli schemi degli altri; se reagisci, metti la croce DENTRO un'altra voce. Se non si capisce questo, non si può comprendere quello che è accaduto. La gente che vota Grillo è perché vuole stare dentro qualche cosa, non vuole che altri prendano la parola al posto loro. E questo secondo me è pericoloso. A me la partecipazione diretta, non mediata dalla rappresentanza (certo, tutt'altra rappresentanza! vedi il post qui sotto) fa paura. La sola tentazione del presidenzialismo, in una democrazia immatura e culturalmente impreparata come la nostra, è pericolosa.
Scrivo, ma ancora stordito: la sberla (o se preferite il calcio nei denti) l'ho presa anche io, che pensavo che il Pdl faticasse a passare il 20%. Il mio (solito) errore: credere che si potesse resistere alla Grande Rimozione, che questa volta non si potesse dimenticare il Pdl stracorrotto, il sesso e la cocaina, l'umiliazione internazionale, l'avvilimento della cultura sotto Berlusconi. Quindi è vero: il disonesto, l'illegale, il mafioso piace. Tutti quelli che hanno votato Pdl riflettano su questo: oggi non potete dire "ma noi non sapevamo". E questa mi sembra la vera catastrofe del voto.
Non tanto il fatto che il M5S sia il primo partito. Piuttosto, il fatto che attorno a loro, che sono un'incognita, ci sia un altro terzo di mondo che mette la mano sulla coscia e non sulla coscienza.
E che quindi sia io, la causa persa.


sabato 23 febbraio 2013

#votatealsenato #votateinLombardia


Da quello che ho appreso ieri, perché il tutto sia minimamente governabile, occorre cercare di mettere una pezza al Senato. I cripto sondaggi ve li risparmio, e comunque potrebbe accadere di tutto.
Ma il messaggio è questo: se vincerà, come sembra, Bersani, è interesse di tutti andare a votare al Senato per metterlo in condizione di governare. Come sapete, la Lombardia è l'Ohio di Italia quindi ha ancora maggiore importanza.
Quindi: andate e fate andare a votare, votate e fate votare in Lombardia.
Dai.

martedì 19 febbraio 2013

Postilla: comunque aveva ragione Elio Veltri


Da sempre lo dice Elio Veltri: il problema resta quello di dare soggettività, democrazia interna e trasparenza ai partiti. Se no, ha più credibilità uno come Grillo.

Voto Etico in Regione e Sel in parlamento. Per Milano, consiglio Ferruccio Capelli o Giulio Cavalli

 
Un post ragionato ma spero non troppo lungo, per non prendere troppo tempo ai miei dodici elettori emmezzo.
Alla Camera e al Senato, la scelta è obbligata tra Pd e Sel. Per me Rivoluzione Civile non esiste: tanto era interessante il progetto iniziale, tanto orrendo il suo sviluppo, con l’arrivo di Ingroia e i partitini che si imbucano alla festa. Che tristezza.
Senza preferenze, chi cavolo dovrei votare? E ripeto, in Sel ci sono parecchi candidati indipendenti che voterei, in questo o quel collegio (Laura Boldrini, o Ida Dominjanni, Giorgio Airaudo, etc).
 
A chi vive a Pavia e non vota Pd/Sel, posso mettere la manina sul fuoco per Riccardo Puglisi, amico fraterno e bassista, economista e studioso dei media, che è una vita che è di sinistra ma deve aver visto qualcosa che gli piace in Scelta Civica per Monti. Non so cosa, eh, io quella roba lì non la voglio nemmeno vedere. Però posso almeno rendermi utile per chi vuole votare una destra almeno presentabile.
 


Alle Regionali, voterò Etico a Sinistra, per Umberto Ambrosoli. Mi piace molto il progetto di Andrea Di Stefano. Ma non darò preferenze.
Per chi di voi vive a Milano, invece, consiglio di scrivere qualche preferenza.
Se votate Pd potete scrivere Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura di Milano, che conosco personalmente e che sto aiutando in campagna elettorale: serio, leale, colto, tenace, di sinistra. Oppure Luciana Giruzzi.
 

 
Se votate Sel, invece, scrivete Giulio Cavalli.
 

lunedì 18 febbraio 2013

Grillo: la condizione necessaria e insufficiente


L'ho già detto e lo ridico. Rivendico per Grillo un ruolo insostituibile. Una funzione storica.
La sua è una voce, sicuramente populista, un poco qualunquista e digitalista, che si eleva a rappresentanza di una larga fetta di società italiana: ci deve essere, è necessaria per lo spostamento degli equilibri. Il suo programma, fumoso e inutile, è riassumibile nel vaffanculo-pensiero: tutti i politici a casa, i cittadini faranno da soli. Reazione biliosa e ignorantella dello specialista di qualsiasi cosa (quindi di nessuna): questi sono talmente incapaci che allora, a farlo, sono più capace io - almeno non rubo. Anche questa: diffusa, diffusissima. Anche tra gli insospettabili.
C'è poi la schiavitù del mantra (la Rete! la Rete!) e del guru (lei non sa chi è lui!), odiosa perché in bocca a chi dice di esser più libero di altri, ma efficace: lega ancora di più i singoli, senza più punti di riferimento, smarriti nel magma degli avvenierismi da pseudoscienza, in mezzo alla massa.
C'è la massa: chi ha preso ed è andato in strada (ma attenzione: non è vero che gli altri non ci vanno, è vero che alle loro adunate, al chiuso di solito, ci va meno gente) è stato lui. Il bello è che, fino almeno a quando non si riuscirà a rispondergli nel merito, Grillo avrà ragione: sull'ambiente, sulle tasse, sulla partecipazione. Beh, la partecipazione che intende lui è ben strana, se da un lato epura i dissidenti e dall'altro ammette i fascisti in lista. Cosa dobbiamo dedurre? Che è più partitico dei partiti? E chi lo ha detto che la Rete è più democratica e più rappresentativa? Lui. Nessun altro.
Tremenda poi la pantomima di ieri per il confronto tv: davvero pensavate che il monologhista si concedesse al dialogo? Non lo regge, non è in grado. L'errore è stato accettare, peggiore è stata la toppa al buco.
Siamo una società ignorante, diseducata al politico e ineducata al senso critico. Proprio per questo Grillo avrà una funzione storica molto importante, in queste elezioni e nella prossima legislatura, qualunque sia l'esito del voto. Il Movimento 5 stelle, dentro cui c'è un sacco di gente in gamba e animata dalle migliori intenzioni, prenderà uno sproposito di voti e si troverà a dover decidere cosa essere e cosa diventare. Se esercitare la vera funzione di rappresentanza dei cittadini, ed educarsi quindi alla democrazia, o quella di setta antidemocratica, virus che porta il sistema al crash.

...