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lunedì 22 aprile 2013
Io non ho capito
Allora io no, non capisco più. E mi passa anche la voglia di scherzare.
Io non ho capito quale cazzo di ragione avrebbe avuto il Pd a non eleggere Stefano Rodotà.
L'unico uomo che abbia mai visto contento di fare il Presidente della Repubblica. Non: onorato. Contento.
Non ho niente contro Giorgio Napolitano, se non che un uomo di quasi 90 anni avrebbe tutto il diritto di riposarsi, dopo un settennato politicamente orrendo, a cui a volte ha contribuito rifugiandosi nel Ruolo Istituzionale, facendo nascere il sospetto che fosse un alibi.
Non ho capito perché Bersani, dopo tutto il casino che ha fatto per fare del Pd un partito che non si allea con Berlusconi, abbia fatto il patto per l'elezione del Presidente. Non capisco, se di strategia si doveva parlare, perché la strategia del Pd sia cambiata. Io non ho votato per il Pdl. Non li toccherei neanche con un bastone. Forse neanche Bersani. Capisco quindi perché si sia dimesso. Evidentemente non comanda il Segretario, nel Pd.
Che poi il messaggio delle elezioni era: il M5S risulta il partito vincente, si è preso i voti che doveva prendere il Pd, quindi le posizioni del M5S sono in parte quelle della base Pd. Spostiamo un po' l'asse su una politica più cittadina, militante, meno palazzinara. Facciamo la tara alle puttanate che sparano loro sull'euro, e dritti alla meta. Non hanno voluto fare il governo con Bersani? Va bene, che se ne assumano la responsabilità. Ora eleggiamo un presidente che incarichi qualcuno che faccia quelle riforme, quelle stesse su cui si trovano sia Pd sia M5S: governo a tempo, poi vediamo se gli elettori pensano ancora sia meglio tenersi la Lombardi.
A me pareva semplice, il messaggio. L'ha capito anche Vendola.
Non capisco, dopo elezioni come queste, come si faccia a pensare a Giuliano Amato che orchestra un governo con il Pdl. Giuliano Amato. Così il Pd continua a dare ragioni a Grillo di dire quello che dice. E perde, oltre la base, anche i dirigenti.
Che poi di Grillo, guarda, te lo dico io, non bisognava avere paura.
Io che non capisco, e adesso non ne ho veramente più voglia, di capire, ti dico che non bisogna nemmeno avere paura di Renzi, dai. O di Berlusconi.
Il Pd deve avere paura di se stesso.
Perché se non sei abbastanza intelligente per riconoscere che il sentimento di chi ti vota ora ti fugge, vuol dire che hai fallito. Che devi davvero "andartene a casa". Ora, finché ce l'hai.
venerdì 19 aprile 2013
martedì 26 febbraio 2013
A me pare l'unica
Bersani si dimette da segretario del Pd, poi, dal blog di Civati: http://www.ciwati.it/2013/02/26/for-dummies/. E come dice Gilioli: http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/02/26/le-tre-strade-di-pier-luigi/.
Se no, come?
Una sberla salutare. Nel senso di ciao
Chi sa se a questo punto riusciremo a considerare salutare la scossa alla vecchia quercia, all'antenato fronzuto che si ostina a cacare ghiande invece di farsi Avatar e chiamare i suoi volonterosi compagni alla rivoluzione. Salutare, dico, perché si cominci a ritrovare la radice popolare dello stare a sinistra che è e deve essere una scelta di campo. Antifascista, egalitario, etico, rivoluzionario: la definiamo così, la faccenda?
Questi non sono invece i connotati del M5S, il cui impatto è contenuto tutto in quel titolo, Tsunami, che ora suona amaramente vero e azzeccato: il voto per il M5S si è abbattuto sul nostro comune, caro vecchio sentire, facendo macerie del consenso a sinistra (ma anche a destra: la Lega è sparita). E in questo occorre anche vedere il merito dell'attivismo civico, e non solo il pericolo populista. Però l'impatto del M5S non è calcolabile: chi andrà in Parlamento? Come reagiranno i cento e più signor nessuno (evviva! ma anche ommadonna) a un'eventuale proposta di Bersani, sui temi che pure accomunano tutti, soprattutto Sel, su legalità, acqua pubblica, noTav, F35 e altro? E il famigerato referendum per uscire dall'euro? E le condizioni di rinegoziazione del debito? Quali di loro saranno egalitari, etici, antifascisti, rivoluzionari? E quali invece sceriffi, manipolati, fascistelli, o anche solamente impreparati?
Poi, si leggono anche tante cazzate: il voto per i grillini non è un voto di protesta, ma di reazione. C'è una bella differenza: se protesti, metti la croce FUORI dagli schemi degli altri; se reagisci, metti la croce DENTRO un'altra voce. Se non si capisce questo, non si può comprendere quello che è accaduto. La gente che vota Grillo è perché vuole stare dentro qualche cosa, non vuole che altri prendano la parola al posto loro. E questo secondo me è pericoloso. A me la partecipazione diretta, non mediata dalla rappresentanza (certo, tutt'altra rappresentanza! vedi il post qui sotto) fa paura. La sola tentazione del presidenzialismo, in una democrazia immatura e culturalmente impreparata come la nostra, è pericolosa.
Scrivo, ma ancora stordito: la sberla (o se preferite il calcio nei denti) l'ho presa anche io, che pensavo che il Pdl faticasse a passare il 20%. Il mio (solito) errore: credere che si potesse resistere alla Grande Rimozione, che questa volta non si potesse dimenticare il Pdl stracorrotto, il sesso e la cocaina, l'umiliazione internazionale, l'avvilimento della cultura sotto Berlusconi. Quindi è vero: il disonesto, l'illegale, il mafioso piace. Tutti quelli che hanno votato Pdl riflettano su questo: oggi non potete dire "ma noi non sapevamo". E questa mi sembra la vera catastrofe del voto.
Non tanto il fatto che il M5S sia il primo partito. Piuttosto, il fatto che attorno a loro, che sono un'incognita, ci sia un altro terzo di mondo che mette la mano sulla coscia e non sulla coscienza.
E che quindi sia io, la causa persa.
sabato 23 febbraio 2013
#votatealsenato #votateinLombardia
Da quello che ho appreso ieri, perché il tutto sia minimamente governabile, occorre cercare di mettere una pezza al Senato. I cripto sondaggi ve li risparmio, e comunque potrebbe accadere di tutto.
Ma il messaggio è questo: se vincerà, come sembra, Bersani, è interesse di tutti andare a votare al Senato per metterlo in condizione di governare. Come sapete, la Lombardia è l'Ohio di Italia quindi ha ancora maggiore importanza.
Quindi: andate e fate andare a votare, votate e fate votare in Lombardia.
Dai.
martedì 19 febbraio 2013
Postilla: comunque aveva ragione Elio Veltri
Da sempre lo dice Elio Veltri: il problema resta quello di dare soggettività, democrazia interna e trasparenza ai partiti. Se no, ha più credibilità uno come Grillo.
Voto Etico in Regione e Sel in parlamento. Per Milano, consiglio Ferruccio Capelli o Giulio Cavalli
Un post ragionato ma spero non troppo lungo, per non prendere troppo tempo
ai miei dodici elettori emmezzo.
Alla Camera e al Senato, la scelta è obbligata tra Pd e Sel. Per me
Rivoluzione Civile non esiste: tanto era interessante il progetto iniziale,
tanto orrendo il suo sviluppo, con l’arrivo di Ingroia e i partitini che si
imbucano alla festa. Che tristezza.
Senza preferenze, chi cavolo dovrei votare?
E ripeto, in Sel ci sono parecchi candidati indipendenti che voterei, in questo
o quel collegio (Laura Boldrini, o Ida Dominjanni, Giorgio Airaudo, etc).
A chi vive a Pavia e non vota Pd/Sel, posso mettere la manina sul fuoco per
Riccardo Puglisi, amico fraterno e bassista, economista e studioso dei media,
che è una vita che è di sinistra ma deve aver visto qualcosa che gli piace in
Scelta Civica per Monti. Non so cosa, eh, io quella roba lì non la voglio nemmeno vedere. Però posso
almeno rendermi utile per chi vuole votare una destra almeno presentabile.
Alle Regionali, voterò Etico a Sinistra, per Umberto Ambrosoli. Mi piace molto il progetto
di Andrea Di Stefano. Ma non darò preferenze.
Per chi di voi vive a Milano, invece, consiglio di scrivere qualche preferenza.
Se votate Pd potete scrivere Ferruccio Capelli, direttore della Casa della
Cultura di Milano, che conosco personalmente e che sto aiutando in campagna
elettorale: serio, leale, colto, tenace, di sinistra. Oppure Luciana Giruzzi.
Se votate Sel, invece, scrivete Giulio Cavalli.
lunedì 18 febbraio 2013
Grillo: la condizione necessaria e insufficiente
L'ho già detto e lo ridico. Rivendico per Grillo un ruolo insostituibile. Una funzione storica.
La sua è una voce, sicuramente populista, un poco qualunquista e digitalista, che si eleva a rappresentanza di una larga fetta di società italiana: ci deve essere, è necessaria per lo spostamento degli equilibri. Il suo programma, fumoso e inutile, è riassumibile nel vaffanculo-pensiero: tutti i politici a casa, i cittadini faranno da soli. Reazione biliosa e ignorantella dello specialista di qualsiasi cosa (quindi di nessuna): questi sono talmente incapaci che allora, a farlo, sono più capace io - almeno non rubo. Anche questa: diffusa, diffusissima. Anche tra gli insospettabili.
C'è poi la schiavitù del mantra (la Rete! la Rete!) e del guru (lei non sa chi è lui!), odiosa perché in bocca a chi dice di esser più libero di altri, ma efficace: lega ancora di più i singoli, senza più punti di riferimento, smarriti nel magma degli avvenierismi da pseudoscienza, in mezzo alla massa.
C'è la massa: chi ha preso ed è andato in strada (ma attenzione: non è vero che gli altri non ci vanno, è vero che alle loro adunate, al chiuso di solito, ci va meno gente) è stato lui. Il bello è che, fino almeno a quando non si riuscirà a rispondergli nel merito, Grillo avrà ragione: sull'ambiente, sulle tasse, sulla partecipazione. Beh, la partecipazione che intende lui è ben strana, se da un lato epura i dissidenti e dall'altro ammette i fascisti in lista. Cosa dobbiamo dedurre? Che è più partitico dei partiti? E chi lo ha detto che la Rete è più democratica e più rappresentativa? Lui. Nessun altro.
Tremenda poi la pantomima di ieri per il confronto tv: davvero pensavate che il monologhista si concedesse al dialogo? Non lo regge, non è in grado. L'errore è stato accettare, peggiore è stata la toppa al buco.
Siamo una società ignorante, diseducata al politico e ineducata al senso critico. Proprio per questo Grillo avrà una funzione storica molto importante, in queste elezioni e nella prossima legislatura, qualunque sia l'esito del voto. Il Movimento 5 stelle, dentro cui c'è un sacco di gente in gamba e animata dalle migliori intenzioni, prenderà uno sproposito di voti e si troverà a dover decidere cosa essere e cosa diventare. Se esercitare la vera funzione di rappresentanza dei cittadini, ed educarsi quindi alla democrazia, o quella di setta antidemocratica, virus che porta il sistema al crash.
venerdì 1 febbraio 2013
Se anche Sky si mette a fare del giornalismo cialtrone
L'ho sentito con le mie orecchie, ripetuto a ogni edizione. Eppure le notizie si verificano, si vagliano, per avere un certo taglio editoriale. Se no, sono agenzie.
Tra le spese contestate ai gruppi regionali di Pd e Sel, diceva il conduttore, quelle di Giuseppe Civati (soprattutto taxi) e Chiara Cremonesi. Ho fatto un balzo sulla sedia. Già Libero e il Giornale avevano aggiunto Giulio Cavalli, Gandhi e Vercingetorige. Non ci si metterà anche Sky?
Perché è vero, sono state contestate anche a loro, queste spese, ma basta leggere cosa dicono gli interessati e ti rendi conto subito che la notizia non è proprio così. E che le spese sono addebitate al gruppo e non a loro personalmente, e comunque nel gruppo c'è altra gente, e allora perché citare proprio i loro nomi?
Ora, non sono un tifoso di Civati e Cremonesi, ma un sostenitore sì. Credo che insieme a Cavalli, Di Stefano e - mi segnalano - Luciana Giruzzi, siano persone su cui puntare, su cui contare.
E allora mi girano le palle: ci sarà anche la campagna elettorale, d'accordo, però che cazzo. Almeno non accodatevi ai cialtroni.
giovedì 6 dicembre 2012
Non chiamatele "gaffes"
Qui il video che propone Repubblica.it che assembla in un collage le affermazioni dei componenti del Governo Monti che vengono chiamate 'strafalcioni', o 'gaffes'. Banalizzando, secondo me, un sintomo peggiore del male.
Perché le parole sono importanti: se persone bene istruite ed equilibrate parlano così, significa che pensano così. E se può capitare di essersi espressi male, sotto stress o a caldo o sotto i riflettori, accade anche che alle parole possano seguire i fatti. Senza i fatti, parleremo di nulla. Eppure i fatti dimostrano che quelle parole erano rivelatrici di un pensiero.
A me pare una cosa tremenda.
Perché se anche i tecnici, e non solo i politici, sono sprovvisti di una misura media di cultura politica e civica, del dibattito e del rispetto del pubblico, allora siamo messi davvero male.
Pensiamoci, quando andremo a votare: le parole sono importanti, le cose vanno chiamate con il loro nome e il linguaggio è uno specchio (non l'unico, non sufficiente ma sempre uno specchio) dell'animo.
In foto: il sottosegretario all'Economia Polillo, che dice che in Germania le cose vanno meglio perché là, sai, lavorano.
martedì 27 novembre 2012
Ma Renzi e Bersani, questo, lo sanno?
In sostanza, se non ri-negoziamo la politica fiscale in sede europea, le elezioni sono inutili.
Le alternative sembrano al momento due. Potrebbe essere negoziata in sede europea una moratoria sull’applicazione del “Fiscal compact”, allentando vincoli impossibili da rispettare durante le fasi recessive. Oppure il governo Monti potrebbe chiedere l’intervento del “Fondo salva-stati” – il Meccanismo europeo di stabilità – che offrirebbe nuove risorse finanziarie a costi più contenuti di quelli pagati sui mercati, ma al prezzo di sottoscrivere un Memorandum, come fatto da Grecia, Portogallo e Irlanda, che renderebbe permanenti le politiche di austerità e lo smantellamento del welfare.
Leggete l'intero articolo su Sbilanciamoci
Le alternative sembrano al momento due. Potrebbe essere negoziata in sede europea una moratoria sull’applicazione del “Fiscal compact”, allentando vincoli impossibili da rispettare durante le fasi recessive. Oppure il governo Monti potrebbe chiedere l’intervento del “Fondo salva-stati” – il Meccanismo europeo di stabilità – che offrirebbe nuove risorse finanziarie a costi più contenuti di quelli pagati sui mercati, ma al prezzo di sottoscrivere un Memorandum, come fatto da Grecia, Portogallo e Irlanda, che renderebbe permanenti le politiche di austerità e lo smantellamento del welfare.
Leggete l'intero articolo su Sbilanciamoci
giovedì 22 novembre 2012
una risposta a Suzuki-Maruti: Renzi non è quello che dici tu
Leggo il lungo ma interessantissimo post di suzukimaruti che compie una call-to-action per votare Renzi.
Per me è il tipico esempio di buona volontà del tutto incoerente con le scelte che propone: accanto a una lettura chiara e lucida delle cose, con cui posso non essere d'accordo ma che sono comunque degne di essere lette e discusse, leggo delle castronerie belle e buone, che lo fanno cadere sui soliti cliché.
Sintetizzo per punti, perdonate se taglio un po' con l'accetta.
- Prima di tutto, le parole sono importanti: social-democratico va bene per Bersani, per Vendola no e forse neanche per Puppato (beh oddio, questa è rivedibile: comunque si capisce la differenza, no? Vendola è anticapitalista, Puppato no ma dice comunque cose difficilmente assimilabili a quelle di Bersani). Andava bene per Prodi, che è stato un pessimo governo, anche se imparagonabilmente meglio di tutti i governi Berlusconi. Ovvio. E non va bene per Renzi, che è chiaramente liberista nelle sue proposte economiche.
- Se mai, il modello egemone è liberista, che non ha funzionato per varie ragioni ed è chiaramente la matrice dell'ultraliberismo (eccolo, questo è Blair) che ha innescato la crisi.
- Il socialismo, scusa, ma è proprio altra cosa. E non è mai esistito in Italia. Ed è precisamente il futuro di cui parli, perché si evolve, mica è quello di Calamandrei o Gramsci, o l'indegno di Craxi e dei suoi: oggi il socialismo è qualcosa che somiglia alla flexicurity, anche se ha basi (purtroppo, al momento teoriche) assai differenti da quelle di cui parli tu. Per esempio, ci sono nuovi (questi sì, nuovi) modelli di economie solidali basate sul valore della qualità della vita delle persone e non sugli indici di mercato.
- La flexicurity o il modello danese o scandinavo funzionano là e non qua per l'evidente motivo che un terzo, dicesi un terzo dell'economia italiana è al nero e/o criminale; questo non permette nè la flexicurity nè altro, perché non puoi programmare risorse che non hai, perché stai lavorando su dati falsati. Risulta chiara, questa cosa, a Renzi?
- Ancora con 'sta storia che Prodi è caduto per il Prc: scusa ma questa è una delle peggiori cazzate che i dalemiani ripetono da anni, e Renzi dietro. Primo, un governo che si tiene su dieci voti è ridicolo, e cadrà comunque (lo scrivi anche tu). Secondo, non sarebbe caduto se avesse fatto una politica almeno efficace, ma la regia del genio D'Alema (il più stupido politico di sempre) ha impedito che si facessero le leggi che citi come critica al PD in fondo al post e che ha messo Berlusconi nelle condizioni di ricattare il parlamento per anni. Terzo, io un governo che fa la guerra non lo voto. E se mi vieni a dire che era meno guerra delle altre o che si doveva fare per 'soccorrere' il Kosovo, direi che ti sei perso qualche puntata.
- Utopie? UTOPIE? Ma Renzi dove parla di utopie, dove ti pare ispirato da una visione che vada più lontano dell'anno prossimo?
- Sinistra identitaria, destra/sinistra, Pd: sono d'accordo con te su tutto, ma allora non capisco perché voti Renzi. Renzi può cambiare il partito? Boh, forse. Ma si candida al governo del Paese, mica alla Segreteria del partito. Dove è scritto che Renzi ha anche le qualità di governare il Paese? Comunque, il Pd non mi riguarda. Non l'ho mai votato. E non sbavo per un partito al 40% che governi, nè per una democrazia bipolare. Un parlamento è un parlamento e deve rappresentare anche chi, pur non essendo d'accordo con me, potrebbe avere ragione. Strana democrazia è quella in cui uno fa politica per avere sempre ragione: si chiama populismo e il suo obiettivo è il potere e non il bene comune.
- Di nuovo l'anagrafe per dire che Renzi è il nuovo. Io ho 38 anni e sono partita iva dimenticata. E pur concordando con te sulla CGIL (che comunque, un argine a Berlusconi l'ha almeno formato, Renzi non è pervenuto, su questo), mi pare chiaro che il concetto di "nuovo" non sia SOLO e SOLTANTO parlare di tecnologie digitali. Bisogna anche studiare un pochettino e capire cosa sta succedendo e perché, delineare un'idea e una visione di società che si vuole formare e plasmare. Renzi non ha alcuna visione: Renzi dice di voler cambiare i nomi e gli strumenti, non parla mai di fini, di obiettivi. Qual è il centro della sua politica? Il cambiamento. Sì, va bene, ma verso dove? Questo nè lui nè nessuno dei suoi lo dice.
- In generale, penso che la cultura di un Paese debba crescere assieme, se non prima, del suo elettorato. Dopo l'abbruttimento sotto Berlusconi, io non posso tollerare che vi sia un cambio politico SENZA un cambio culturale. E Renzi rappresenta una cultura che NON è abbastanza diversa. La militanza per me ha questo senso: provare a cambiare le cose, giorno per giorno, nel proprio piccolo e nel proprio grande, verso una società di eguali. Una cosa enorme, un'utopia, una cosa (per me) bellissima.
Renzi è troppo poco, è troppo vuoto, troppo finto per colmare questo desiderio.
Per me è il tipico esempio di buona volontà del tutto incoerente con le scelte che propone: accanto a una lettura chiara e lucida delle cose, con cui posso non essere d'accordo ma che sono comunque degne di essere lette e discusse, leggo delle castronerie belle e buone, che lo fanno cadere sui soliti cliché.
Sintetizzo per punti, perdonate se taglio un po' con l'accetta.
- Prima di tutto, le parole sono importanti: social-democratico va bene per Bersani, per Vendola no e forse neanche per Puppato (beh oddio, questa è rivedibile: comunque si capisce la differenza, no? Vendola è anticapitalista, Puppato no ma dice comunque cose difficilmente assimilabili a quelle di Bersani). Andava bene per Prodi, che è stato un pessimo governo, anche se imparagonabilmente meglio di tutti i governi Berlusconi. Ovvio. E non va bene per Renzi, che è chiaramente liberista nelle sue proposte economiche.
- Se mai, il modello egemone è liberista, che non ha funzionato per varie ragioni ed è chiaramente la matrice dell'ultraliberismo (eccolo, questo è Blair) che ha innescato la crisi.
- Il socialismo, scusa, ma è proprio altra cosa. E non è mai esistito in Italia. Ed è precisamente il futuro di cui parli, perché si evolve, mica è quello di Calamandrei o Gramsci, o l'indegno di Craxi e dei suoi: oggi il socialismo è qualcosa che somiglia alla flexicurity, anche se ha basi (purtroppo, al momento teoriche) assai differenti da quelle di cui parli tu. Per esempio, ci sono nuovi (questi sì, nuovi) modelli di economie solidali basate sul valore della qualità della vita delle persone e non sugli indici di mercato.
- La flexicurity o il modello danese o scandinavo funzionano là e non qua per l'evidente motivo che un terzo, dicesi un terzo dell'economia italiana è al nero e/o criminale; questo non permette nè la flexicurity nè altro, perché non puoi programmare risorse che non hai, perché stai lavorando su dati falsati. Risulta chiara, questa cosa, a Renzi?
- Ancora con 'sta storia che Prodi è caduto per il Prc: scusa ma questa è una delle peggiori cazzate che i dalemiani ripetono da anni, e Renzi dietro. Primo, un governo che si tiene su dieci voti è ridicolo, e cadrà comunque (lo scrivi anche tu). Secondo, non sarebbe caduto se avesse fatto una politica almeno efficace, ma la regia del genio D'Alema (il più stupido politico di sempre) ha impedito che si facessero le leggi che citi come critica al PD in fondo al post e che ha messo Berlusconi nelle condizioni di ricattare il parlamento per anni. Terzo, io un governo che fa la guerra non lo voto. E se mi vieni a dire che era meno guerra delle altre o che si doveva fare per 'soccorrere' il Kosovo, direi che ti sei perso qualche puntata.
- Utopie? UTOPIE? Ma Renzi dove parla di utopie, dove ti pare ispirato da una visione che vada più lontano dell'anno prossimo?
- Sinistra identitaria, destra/sinistra, Pd: sono d'accordo con te su tutto, ma allora non capisco perché voti Renzi. Renzi può cambiare il partito? Boh, forse. Ma si candida al governo del Paese, mica alla Segreteria del partito. Dove è scritto che Renzi ha anche le qualità di governare il Paese? Comunque, il Pd non mi riguarda. Non l'ho mai votato. E non sbavo per un partito al 40% che governi, nè per una democrazia bipolare. Un parlamento è un parlamento e deve rappresentare anche chi, pur non essendo d'accordo con me, potrebbe avere ragione. Strana democrazia è quella in cui uno fa politica per avere sempre ragione: si chiama populismo e il suo obiettivo è il potere e non il bene comune.
- Di nuovo l'anagrafe per dire che Renzi è il nuovo. Io ho 38 anni e sono partita iva dimenticata. E pur concordando con te sulla CGIL (che comunque, un argine a Berlusconi l'ha almeno formato, Renzi non è pervenuto, su questo), mi pare chiaro che il concetto di "nuovo" non sia SOLO e SOLTANTO parlare di tecnologie digitali. Bisogna anche studiare un pochettino e capire cosa sta succedendo e perché, delineare un'idea e una visione di società che si vuole formare e plasmare. Renzi non ha alcuna visione: Renzi dice di voler cambiare i nomi e gli strumenti, non parla mai di fini, di obiettivi. Qual è il centro della sua politica? Il cambiamento. Sì, va bene, ma verso dove? Questo nè lui nè nessuno dei suoi lo dice.
- In generale, penso che la cultura di un Paese debba crescere assieme, se non prima, del suo elettorato. Dopo l'abbruttimento sotto Berlusconi, io non posso tollerare che vi sia un cambio politico SENZA un cambio culturale. E Renzi rappresenta una cultura che NON è abbastanza diversa. La militanza per me ha questo senso: provare a cambiare le cose, giorno per giorno, nel proprio piccolo e nel proprio grande, verso una società di eguali. Una cosa enorme, un'utopia, una cosa (per me) bellissima.
Renzi è troppo poco, è troppo vuoto, troppo finto per colmare questo desiderio.
martedì 13 novembre 2012
Oh what a show!
Quanto sono carini tutti e cinque. Oh sì: tutti, tutti. Tabacci e la sua ironia, la sua caparbia concretezza da politico di lungo corso. La Puppato buon sindaco e voce dell'imprenditoria buona. Renzi che vuo' fa' l'americano e solo contro tutti parla di tagliare tutto e digitalizzare tutto. Vendola e la sua retorica della narrazione, la zeppola di Dio, l'anti Monti. Bersani uomo di moneta e di Europa, rassicurante.
Ieri sera veniva voglia di votarli tutti e cinque. Seppellite asce di guerra e polemiche, tutti belli impostati e sereni, pronti. Seri. Affidabili.
Il tutto seguito incanalato inquadrato metabolizzato dalla macchina da guerra Sky col suo teatro di X Factor e l'atmosfera da Il Milionario.
Leggo invece in Rete che si critica molto: "Bisogna approfondire!", "Bisogna contraddire!".
Scusate, viene da dire, ma: perché?
Il confronto televisivo serve a portare le forme della politica in tv, metterle l'una di fianco all'altra, ripulite dei balletti delle dichiarazioni e contro dichiarazioni. Serve per dare i nomi a ciò di cui si parla: tasse, evasione fiscale, coalizione, liberismo, etc. Per sintetizzare in passaggi efficaci il plus che differenzia l'uno dall'altro.
Forme, appunto, o poco più di forme, non proprio e non esattamente contenuti.
I contenuti si portano nelle aule di università, nei dibattiti e nelle assemblee, nei libri e nei testi di riferimento, nelle sezioni di partito. Nei bar con i vecchi e con i professori, dove c'è chi ne sa più di te. Se vogliamo capire meglio, indagare, non c'è niente da fare: occorre sbattersi.
Riportare la politica dentro la nostra vita reale, quella con le sporte del super e il tubo di scappamento puntato alla tempia.
Su Il primo amore
Le primarie del centrosinista mi incuriosiscono. Anche se preferirei occuparmi di quelle lombarde. C'è un mio pezzo sulla rivista Il primo amore, per chi volesse leggere e commentare, scritto prima del confronto di ieri, a cui riservo un altro post.
Il succo è che anche a questo giro voteremo di nuovo non per ragionamento ma per reazione "contro" qualcosa o qualcuno - e non per un Paese che somigli di più al nostro.
martedì 6 novembre 2012
Il sindaco d'Italia
Mi è venuto in mente mentre scrivevo un articolo sulle prossime elezioni: a Renzi non manca niente.
Ho letto il suo programma e l'ho trovato: serio, interessante, chiaro, concreto. Anche nei passi in cui non sono d'accordo. Ma non ho letto niente di nuovo.
Ho sentito i suoi discorsi e letto le sue interviste. Ho letto anche l'opinione di chi gliene dice anche troppe. Per esempio, la rottamazione è un concetto che funziona. Che rende l'idea. Che ha un suo momento per essere espressa. Inutile stare lì a dire che non si dice e non si fa.
Però è roba che serve al Pd: troppo poco per fare il Presidente del Consiglio.
Il suo (certo non nuovo) format (copyright Giorgio Gori) è efficace. Le sue piazze sono stracolme. Partecipate. Energiche. Non ha senso attribuirgli per questo il culto per il personalismo, o rinfacciargli i tanti soldi ricevuti dai suoi sostenitori. Se Renzi è popolare, e Bersani probabilmente non potrà nulla contro la sua visione un po' più attuale e un po' meno distante dalla base, sarà anche un segno dei tempi.
Eppure tutto questo ha una matrice che in tutto risolve e che tutto consuma: lui stesso, che prima non c'era. Il suo programma è quello di un sindaco d'Italia che farà bene l'amministratore d'Italia, che governerà perché si è preparato bene per le elezioni. Non è il programma di uno che ha delle idee, visione del mondo, impronta politica. Bersani ce l'ha, ma è vecchia e non regge più. Ce l'ha anche Vendola, ma con lui proprio non si riesce a uscire dal recinto della predicazione.
Renzi Matteo propone Matteo Renzi, tutto qui.
Certo che è un passo avanti. Rispetto ai D'Alema e ai Veltroni, certo, ci mancherebbe.
Ma per andare dove?
Io questa volta ci penserei due volte prima di scegliere il nuovismo per il nuovo.
mercoledì 23 maggio 2012
10 domande sul vivere a Pavia
Mi è venuta voglia di
chiedere a quanti ne sanno più di me che idea hanno di Pavia.
Di
come si vive, di cosa c'è. Di cosa manca. E allora seguo la
corrente dei tempi e la butto giù in 10 domande.
Rispondete quello
che volete, l'unica risposta che non tollererò è: “Non ci sono i
soldi”.
- Perché a Pavia la domenica non si puliscono le strade, i giardinetti, i parchi? Eppure è il giorno in cui la città si specchia in sé stessa.
- Che fine hanno fatto i progetti di bonifica delle aree ex industriali – superfici su cui costruire cose di cui Pavia ha urgente bisogno: una palestra comunale, un auditorium con sale prova, parchi e giardini, musei, scuole, ostelli etc.
- Perché nuove aziende di servizi a basso impatto ambientale dovrebbero investire su Pavia, se l'obiettivo resta riqualificare le aree attirando lavoro e quindi nuovi residenti? Ci saranno incentivi? Di quale tipo?
- Perché non si hanno da tempo notizie di un progetto di recupero dell'alveo del Ticino?
- Perché San Michele (solo per citare la più antica e prestigiosa delle nostre chiese) non è adeguatamente protetta e valorizzata da enti e istituzioni internazionali?
- Perché a Pavia non esiste un centro sociale comunale, o anche privato, sul modello delle arci toscane o emiliane?
- Qualcuno hai mai fatto - magari, l'Università - uno studio di urbanistica con simulazione di traffico a Pavia, per decidere le strategie di fuga dall'auto e dal petrolio in vista di un futuro Prg?
- Perché non si convincono i tanti proprietari di case a mettere a disposizione – dietro incentivo fiscale comunale – tot numero stanze o appartamenti a canone di affitto sociale? Meglio che vendere, o lasciare andare via, no?
- Perché l'Università, che potrebbe essere un motore economico assai più incisivo, sembra sempre un corpo estraneo in città? Cosa serve, perché sia inserita come soggetto promotore, come Campus, come polo di attrazione?
- Chi comanda a Pavia? Quali sono i partiti, e quale idea hanno di Pavia? Se ne sono accorti o no, che siamo alla fine della storia? Che è ora di pensare a un altro sistema di rappresentanza, a un altro fare politica, a un altro vivere?
Amministrative del Grillo
Che amministrative del Grillo, sono state. E me ne accorgo adesso, con la vittoria di Pizzarotti a Parma, se no me le perdevo pure.
Perché, sinceramente, mi perdoni chi mi ha letto e ascoltato in questi anni difendere le elezioni turanaso come l'unico strumento che ci permette ancora di esercitare un qualche tipo di potere e comunque sperando di sbagliarmi, sono appassionanti come una puntata di nonno Libero.
Tranne forse quella di Pizzarotti.
Perché il populismo di Grillo va compreso e interpretato, non si può liquidare così. Antipolitica una bella e sonora cippa: la politica è morta, ha ragione lui. Ma questo non vuol dire che il Movimento 5 stelle sia il migliore dei futuri possibili. Anzi, io credo che sia pericolosissimo: è la mia allergia ai fascisti che me lo fa presentire. E anzi va combattuto.
Per combatterlo, però, non possiamo rinunciare a capirlo. Ha il suo ruolo storico ed è espressione di questo Paese. Che nel frattempo, capite, si addolora per le dimissioni di Bondi dal Pdl.
Mentre il governo Monti suicida la politica e Bersani pensa che, tutto sommato, non va poi male.
"Eccezionale" direbbe un mio caro amico.
No, ma voi DAVVERO pensate che si possa uscire da questa assurda e violenta crisi con le leggi e i metodi di quelli che l'hanno provocata?
martedì 3 aprile 2012
Cose che non sapevo sulle discariche di amianto
Dalla (ottima) inchiesta di Maria Luisa Pezzali per Italia in controluce (Radio 24) sul progetto di discarica di amianto in Lomellina, ho imparato:
- l'amianto può essere reso inerte tramite processi tipo vetrificazione; se ne ottiene un materiale innocuo da riutilizzare nell'edilizia, la tecnologia esiste da quasi vent'anni
- la discarica è inutile: oltre a far viaggiare egualmente la polvere durante lo stoccaggio (rischio ridotto ma non eliminato) seppellisce il materiale assieme al cemento - quindi non risolve il problema
- e allora perché facciamo le discariche? Dimentichiamo troppo spesso che sono affari molto, molto redditizi. Nessun trattamento uguale nessun costo uguale lauto guadagno
- c'è un'idea tossica in circolazione, secondo cui tutti i comitati che si oppongono alle discariche siano gente da "Nimby": ora, la Lomellina ha già ampiamente dato (per saperne di più, c'è l'inchiesta della Provincia Pavese)
- questo a poche settimane dalla sentenza Eternit e subito dopo la visita del ministro Balduzzi a Broni, per la Fibronit. Leggete cosa scrive Stefano Pallaroni qui
- a questi ineffabili amministratori che ancora discutono di discariche invece che di impianti di riciclo, si consiglia per lo meno di istruirsi su cosa significhi trattare svariate centinaia di tonnellate di fibra di amianto a 600 metri dalle case. Se non di farsi un giretto in Oncologia per vedere cosa può fare un mesotelioma pleurico a una persona - una cosa così, no, non si augura a nessuno.
Per la cronaca, la seconda parte dell'inchiesta di Maria Luisa Pezzali va in onda oggi.
giovedì 29 marzo 2012
C'è grande confusione sotto il cielo
La Fornero va da Fazio e dice cose. Poi leggo qui, e altrove, e m'incazzo. Il governo tecnico ha bisogno di operazioni d'immagine? No, il governo tecnico ha bisogno di essere efficace. Dovevamo digerire tutto, perché tutto è meglio di un Berlusconi-penta. Chiaro. C'è una maggioranza politica che non ha alcun interesse a chiudere la partita coi 'tecnici', anzi li vuole candidare. Quindi, perché? Soprattutto: ma cosa cazzo c'entra l'articolo 18 con questa riforma? Nessuno ancora è riuscito a spiegarmelo. Cosa c'entra il reintegro - e il suo potere deterrente - con la riforma dei contratti, la flexicurity e l'amor di patria? E perché quel teatrino odioso sulla equità, se le riforme non toccano gli statali?
Lo zio Monti terrorizza l'Occidente dalla Corea: se il Paese non è maturo, ce ne andiamo. Ma non diciamo cazzate, qui di riforme non se n'è ancora viste. E i piagnistei sulla crescita da preoccupanti sono diventati allarmanti: dove sono gli investimenti su innovazione e ricerca, su ambiente e sulla cultura? E intanto ci pensate, a come fare una pianificazione e un piano di sviluppo per lo meno biennale se non quinquennale, o no? Dici "ma possibile che non si accorgano che con i tagli solamente peggioreremo la situazione?". Embè ma certo che lo sanno, proprio per questo che il silenzio ci pare incredibile. C'è qualcosa che non sappiamo.
Il governo scade come uno yogurt. Bene, e allora andremo a votare. Con quale legge elettorale? La desertificazione dei partiti, ignobili nel comportamento fino alla nausea (Lusi e Rutelli a sua insaputa, Formigoni divo degli inquisiti e "il partito degli onesti" di Alfano - l'avesse scritto non dico Sciascia, ma Antonio Albanese sarebbe stato un bestseller assoluto), si incontrano per parlare di riforme costituzionali (il Senato delle Regioni? Orpo!) e di legge elettorale. Notiziona: si sono messi d'accordo. Ah ma allora non sono tutti casta e chiesa, dai che forse questa volta... no, manco questa volta. Anzi, è proprio una presa per il culo.
E meno male c'è Il manifesto della cultura su Il Domenicale, c'è lo sciopero generale, c'è il Manifesto per un soggetto politico nuovo che adesso mi leggo e poi ne scrivo.
E nel frattempo stiamo messi sempre peggio: c'è grande confusione sotto il cielo ma la situazione non è per nulla eccellente.
Lo zio Monti terrorizza l'Occidente dalla Corea: se il Paese non è maturo, ce ne andiamo. Ma non diciamo cazzate, qui di riforme non se n'è ancora viste. E i piagnistei sulla crescita da preoccupanti sono diventati allarmanti: dove sono gli investimenti su innovazione e ricerca, su ambiente e sulla cultura? E intanto ci pensate, a come fare una pianificazione e un piano di sviluppo per lo meno biennale se non quinquennale, o no? Dici "ma possibile che non si accorgano che con i tagli solamente peggioreremo la situazione?". Embè ma certo che lo sanno, proprio per questo che il silenzio ci pare incredibile. C'è qualcosa che non sappiamo.
Il governo scade come uno yogurt. Bene, e allora andremo a votare. Con quale legge elettorale? La desertificazione dei partiti, ignobili nel comportamento fino alla nausea (Lusi e Rutelli a sua insaputa, Formigoni divo degli inquisiti e "il partito degli onesti" di Alfano - l'avesse scritto non dico Sciascia, ma Antonio Albanese sarebbe stato un bestseller assoluto), si incontrano per parlare di riforme costituzionali (il Senato delle Regioni? Orpo!) e di legge elettorale. Notiziona: si sono messi d'accordo. Ah ma allora non sono tutti casta e chiesa, dai che forse questa volta... no, manco questa volta. Anzi, è proprio una presa per il culo.
E meno male c'è Il manifesto della cultura su Il Domenicale, c'è lo sciopero generale, c'è il Manifesto per un soggetto politico nuovo che adesso mi leggo e poi ne scrivo.
E nel frattempo stiamo messi sempre peggio: c'è grande confusione sotto il cielo ma la situazione non è per nulla eccellente.
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