venerdì 13 dicembre 2013

La Ggente


Sono uno a cui piace la gente. A cui piace guardare le facce in metropolitana, ascoltare le storie più varie. Uno che da sempre solidarizza e comprende. Uno che ha ben chiaro che una persona non è mai qualunque e che è dai comportamenti che si può cominciare a capire, molto prima di giudicare.
Ora però la Ggente mi ha rotto i coglioni.
Io non ho visto padri di famiglia e passeggini in piazza. Non ho visto rivendicazioni, proposte, campagne di lotta. Non ho visto nessuna partecipazione spontanea. Non ho visto manifestazioni pacifiche. Non ho visto nessuna scintilla di rivoluzione. Non ho sentito chiedere la legalità, la solidarietà sociale, la giustizia. Non ho sentito chiedere neanche il pane.
Ho visto invece una chiamata in piazza al grido di "ci siamo rotti i coglioni", ho visto gruppetti organizzati studiare le piazze e bloccare il traffico come si faceva negli Anni Settanta. Ho visto squadrine e squadracce minacciare commercianti, autisti, passanti. Ho visto salutare a braccio teso, le curve degli ultrà spaccare le macchine, ho visto veri e falsi autonomi darsele con la Polizia come degli ultrà qualsiasi. Ho visto la Polizia, per la prima volta, non caricare quando sono un paio d'anni che carica di prassi per manifestazioni molto più serie e molto meno pericolose di queste. Ho sentito la Polizia lasciar passare l'idea che solidarizzi con la protesta. Ho visto gente prendersela con giornalisti senza alcun potere, ma con i leghisti e i berlusconi che governano da 20 anni ci vanno addirittura d'accordo. Ho visto studentelli più o meno fuori corso indossare maschere di Guy Fawkes (che il parlamento lo voleva far saltare) e gridare mandiamo la ggente al parlamento. Ho sentito il coordinatore e portavoce non rispondere mai alla domanda: ma voi che Paese vorreste?
Sapeste quanto sono incazzato io, quanto mi sono rotto i coglioni io, del governo dei ricchi che diventano ancora più ricchi, delle ingiustizie e dei soprusi. Di gridare adesso basta, di ragionare, di rappezzarmi, di proporre discutere lavorare, di votare gente onesta, di comportarmi bene, di pagare le tasse anche per chi evade. Sapeste quante volte ho chiamato alla rivolta, all'indignazione, al cambiamento.
E questi, dov'erano, quando c'era da protestare, da mandare a casa la classe politica che tanto dicono di detestare? Cosa hanno votato? Chi hanno mandato in Parlamento, quelli che decidono il consiglio di amministrazione delle banche o quelli che lavorano negli uffici e nelle fabbriche?
E infine, perché usare la paura come passaparola, anziché una cazzo di idea, magari di giustizia e uguaglianza per tutti?
"Chi non ha il coraggio di ribellarsi non ha il diritto di lamentarsi": vero, ma io qui vedo solo il lamento. Per ribellarsi serve ben altro che essere in tanti e pericolosi.
Le rivoluzioni non si fanno con la paura o con le vigliaccate. Si fanno con il coraggio.

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