giovedì 16 maggio 2013

Oggi faccio il vecchio


Allora oggi faccio il vecchio che si lamenta e cazzia.
Pavia, caso "writers" che poi writers non sono.
Ora: non c'è dubbio che mandare la polizia a casa di ragazzi dai 15 anni in su è un tantino esagerato. E che farebbe piacere a tutti che lo stesso impegno fosse dedicato alle infiltrazioni mafiose e alla prevenzione di furti e rapine, come recita il buon manuale del "sì ma però il governo/il comune/la polizia/l'avversario...".
E non c'è dubbio neanche che l'unica pena possibile sia metterli a lavare e ridipingere.
Non c'è dubbio, d'altra parte, che dell'indagine ci fosse bisogno.
Perché non stiamo parlando di epigoni Basquiat e Pavia non è una città in cui non esistono spazi d'espressione.
(Spazi e tempi di aggregazione, sì, ne abbiamo bisogno come il pane. Ma questa è un'altra storia).
Questa non è arte. Non è graffito, non è street graphic.
Per dirla chiaramente: i tag fanno cagare.
E non hanno manco senso. A meno di non credere che di essere nelle banlieu de L'odio di Kassowitz o negli anni '80 dei Guerrieri della Notte.
Quindi, chiusa la questione con i ragazzi che ridipingono e il Comune che pensa finalmente a dare loro spazi e colori, possiamo andare avanti?
Magari scopriamo che ci sono cose più importanti di cui occuparsi. Per esempio, cercare altre forme di protesta, che possano cambiare le cose. Oppure progettare spazi e occasioni per dare alternative al vandalismo, alla noia da scooter, al trip automatico.
Cose così. Innovative, per dire.

2 commenti:

Filo ha detto...

Anche a me i Tag hanno sempre fatto cagare. E mi fanno ancora più incazzare quando scrivono sui cartelli delle fermate degli autobus o sulle targhe delle vie, così - oltre a scrivere una cosa inutile - recano pure danno a qualcun'altro.
Lo so: sono vecchio anch'io.

puccio ha detto...

E con me siamo tre bacucchi.