Carlo Genta, amico e
giornalista, conduttore di A tempo di sport (in staffetta con Gigi
Garanzini) su Radio 24, pronosticava con lucidità e autoironia: “Dite quello che volete, tanto lo so che non azzecco
mai nessun pronostico, ma questo sarà l'Europeo di Balotelli”.
E a momenti.
Ieri sera, a
dispetto dell'incredibile smarrimento del centroavanti del City, si
sono registrati alcuni fatti: l'Italia ha giocato a
tratti benino, contro la Spagna che fa paura anche se non è in serata; molto bravi
De Rossi e Marchisio, bene Maggio almeno il primo tempo; e Cassano pur col
fiatone un tempo l'ha tirato. In questo quadro, se Balotelli non fosse improvvisamente tornato il 20enne che stecca la prima dell'Europeo, scendendo dall'olimpo puzzone e viziato che gli hanno assegnato e si è conquistato con pari misura, e avesse messo dentro quella palla, temo che la retorica sarebbe stata un po' diversa.
Col senno di poi, si dice. Ma anche col senno di adesso, non è che sia tanto strano.
Balotelli, che non mi sta simpatico né credo che diventerà il genio del pallone a scacchi che tutti dicono di vedergli in filigrana, ieri sera ha giocato piuttosto male, o meglio evidentemente troppo teso. Il corto circuito
davanti alla porta è solo il sintomo che ha bisogno di giocare.
Il che mi costringe a dire che, pur sognando Totò Di Natale capocannoniere, tocca rivederlo contro la Croazia, e
farlo pure segnare, se no lo perdiamo del tutto ed è tutto inutile.
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lunedì 11 giugno 2012
mercoledì 26 ottobre 2011
La banalità del dolore
Non mi era mai capitato di partecipare, diciamo così, a un lutto collettivo. Non riesco a non pensarci, neanche oggi che ormai la radio e internet sono pieni di cronache da un funerale. Non riesco a non pensarci e non so perché.
La Normanna dice che è perché siamo genitori e viene un po' d'ansia per i bimbi. Per quando cresceranno, chiaro, ma anche per empatia con i genitori.
Mmh.
No, io direi che forse, se pure c'entra il sentirsi padri e madri, c'entrano pure un sacco di cose inconscie sulle moto e sugli incidenti.
C'entra il fatto che fosse simpatico, ne sono sicuro. Con quel testone, l'accento, la spontaneità. Pulito, in gamba, da portarselo a bere una birra o a un concerto di quelli belli. C'entra il fatto che la morte è stata tragica e macabra oltre maniera, di contro a un personaggio così solare.
C'entrano tutte le cose, ma non me lo spiego lo stesso.
Da quando esiste la televisione il lutto collettivo, dalla cronaca nera in prima serata al cadavere planetario di Woityla, è entrato in casa e ci ha letteralmete ammorbato, sporcato e in definitiva spento la sensibilità. Ci commuoviamo, sì, ma poi passa.
Come tutto quello che passa in tv, appunto: poi passa.
E invece questo ragazzo, no, non mi passa. Sarà che sto invecchiando. Sarà che nel mondo sporco, parassita e triste in cui viviamo un po' d'allegria ci voleva, e ti ci attacchi di più. Sarà. Rimane la banalità del dolore, le meravigliose testimonianze della famiglia.
E una testa di ricci che non si sa come facessero a entrare nel casco.
lunedì 18 gennaio 2010
Figurine: Cristiano Lucarelli

E in effetti m’era sempre parso strano, uno così.
E lo conferma l’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano: "Sindaco calciatore".
giovedì 24 settembre 2009
Figurine: Claudio Marchisio

Quanto mi piace questo ragazzo. La traversa col Bordeuax in Coppa, da dieci metri e a porta semivuota a pochi minuti dalla fine, è il simbolo di quello che è questo giocatore. Molto più del gol in Campionato. A memoria: arriva dalla destra ed entra in area, un cross gli piove sul destro. Lo sa già che deve calciare al volo, o meglio di controbalzo. Si vede che ci mette tutto l’impegno nel coordinarsi, proprio tutto. Che ha scelto il piattone perché così si va col sicuro. Ma niente, traversa. Il classico gol sbagliato per sfinimento.
E rimane in ginocchio a guardare, con gli occhi strani da bambinone. Come cazzo ho fatto a sbagliare un gol così. Se lo dice da solo.
A me però non viene da pensarlo. Anzi, mi spiace solo perché l’avrebbe meritato, un gol, per il partitone che ha fatto. Sempre su ogni pallone, lanci buoni, l’unico che si sbattesse alla ricerca della tessitura del gioco. Perché, almeno per un tempo, il Bordeaux di Blanc ha giocato alla Manchester, compatto e organizzato, tutto pressing e linee strette, e nessuno pareva capirci gran che. E lui dietro a tutti, ordinato e preciso, a tutto campo. A furia di fare anche il mestiere degli altri, un po’ ti stanchi, anche a quell’età.
Perché ha solo ventitre anni, Marchisio, anche se è già famoso ed è stato pure in nazionale maggiore. Lungo e magro, piuttosto potente, piuttosto elegante: un interditore con vocazione all’impostazione e all’inserimento. Impressionante tatticamente: visione di gioco, chiarezza di idee, buona progressione. Ed è in piena crescita. Se dovesse realizzare il suo potenziale, diventerebbe uno dei migliori al mondo.
Ma io me lo ricordo quando ha esordito, a vent’anni, con la Juve in serie B. Entra e subito ruba palla, attacca, tira, insegue e prende gli avversari: io faccio tanto d’occhi, pareva giocasse lì da tutta una vita. “Buono come il pane” ricordo di aver detto alla Normanna, e per una volta posso anche farmi pat pat sulla spalla da solo.
E rimane in ginocchio a guardare, con gli occhi strani da bambinone. Come cazzo ho fatto a sbagliare un gol così. Se lo dice da solo.
A me però non viene da pensarlo. Anzi, mi spiace solo perché l’avrebbe meritato, un gol, per il partitone che ha fatto. Sempre su ogni pallone, lanci buoni, l’unico che si sbattesse alla ricerca della tessitura del gioco. Perché, almeno per un tempo, il Bordeaux di Blanc ha giocato alla Manchester, compatto e organizzato, tutto pressing e linee strette, e nessuno pareva capirci gran che. E lui dietro a tutti, ordinato e preciso, a tutto campo. A furia di fare anche il mestiere degli altri, un po’ ti stanchi, anche a quell’età.
Perché ha solo ventitre anni, Marchisio, anche se è già famoso ed è stato pure in nazionale maggiore. Lungo e magro, piuttosto potente, piuttosto elegante: un interditore con vocazione all’impostazione e all’inserimento. Impressionante tatticamente: visione di gioco, chiarezza di idee, buona progressione. Ed è in piena crescita. Se dovesse realizzare il suo potenziale, diventerebbe uno dei migliori al mondo.
Ma io me lo ricordo quando ha esordito, a vent’anni, con la Juve in serie B. Entra e subito ruba palla, attacca, tira, insegue e prende gli avversari: io faccio tanto d’occhi, pareva giocasse lì da tutta una vita. “Buono come il pane” ricordo di aver detto alla Normanna, e per una volta posso anche farmi pat pat sulla spalla da solo.
Figurine: non solo calcio e poi perché
Chi frequenta questo blog sa che qui non scrivo quasi mai di calcio. Primo, perché sono tra i pochi maschi medi italiani che non si professino competenti in materia. A me piace veder giocare a pallone, punto. Il resto (purtroppo) non è cosa di cui appassionarsi. Chiaro, anch’io sono tifoso - della Juventus. Tanto per fare un esempio, le rivalità calcistiche mi annoiano a morte. Non vedo perché non dovrebbero piacermi anche la Fiorentina di Prandelli, giocatori della Roma o dell’Inter, le invenzioni del Genoa.
Secondo perché ne parlano tutti e non ne parla nessuno. Salvo poche lodevoli eccezioni, il giornalismo sportivo è diventato una variante gossipara delle beghe di Palazzo, becero effetto collaterale della continua contaminazione tra calcio e politica, per effetto della quale in questo Paese le elezioni sono un derby e il Campionato una questione d’onore istituzionale.
Inauguro oggi questo nuovo luogo della mia city mep (con titolo rubato alle pagine sportive de Il Manifesto) con l’idea di scrivere di questa o quella figurina, e non solo di calcio, perché ogni tanto c’è qualcosa che può far piacere, interessare, divertire.
Secondo perché ne parlano tutti e non ne parla nessuno. Salvo poche lodevoli eccezioni, il giornalismo sportivo è diventato una variante gossipara delle beghe di Palazzo, becero effetto collaterale della continua contaminazione tra calcio e politica, per effetto della quale in questo Paese le elezioni sono un derby e il Campionato una questione d’onore istituzionale.
Inauguro oggi questo nuovo luogo della mia city mep (con titolo rubato alle pagine sportive de Il Manifesto) con l’idea di scrivere di questa o quella figurina, e non solo di calcio, perché ogni tanto c’è qualcosa che può far piacere, interessare, divertire.
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