lunedì 14 marzo 2011

Proporzioni


è quasi crudele il modo in cui il Giappone deflagra nelle nostre vite. lontano, robotico, incomprensibile. atomico. ma se avete visto un telegiornale negli ultimi giorni (o anche sfogliato l'edizione digitale di un quotidiano, fate caso alla pagina di repubblica.it) vi sarete resi conto della sproporzione immane tra la tragedia e il nostro modo di percepire il mondo.
un esempio.
il mondo è alle prese con diecimila dispersi, tremila morti in Giappone. altri diecimila in Libia. in Cecenia non si sa. e se è per questo non siamo aggiornati neppure su Iraq e Afghanistan (ricordate? ci sono anche quelli. quelle erano le guerre che strutturavano la nostra realtà).
noi abbiamo il problema di un ometto scopaiolo che in Parlamento porta la copia dei piani di Gelli, berciando di eroismo con la mandibola fratturata. con casini che dice ni e bersani che dice no e fini che non si capisce cazzo sembra che l'abbia morso D'alema: "Fini, cazzo, di' qualcosa di destra!".
ecco.
e le nostre (vere) giornate scorrono come dice l'Espresso in edicola: il nostro reddito è ben sotto quello medio greco. oh ma ve la ricordate la Grecia? quella che incendiava i ministeri. bene, noi siamo sotto. contenti?
no, ve lo chiedo perché ho la sensazione che in giro siano tanti quelli che precipitano dal grattacielo e a ogni piano dicono: finora tutto bene.

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