martedì 6 aprile 2010

Giovedì 1, l’addio al glutine (e niente pesci d’aprile)

Alle 9.00 l’addio alla brioche, alle 13.00 l’addio alla piadina, alle 20.30 l’addio alla pizza (pomodorini e bufala). Poi, l’addio alla birra al San Siro. Arriva primo Stecco. Poi Nanni. Poi Nuzzi, Filo e Gif. Passati i bollettini sulla famiglia e raccontata l’avventura da neo diagnosticato, fatale che il discorso cada sul lavoro (Stecco, Nanni e poi Gif che mi apre la porta a una tirata isterica sul cosa vuol dire essere comandati da un egomane stupido e arrogante) su musica e cinema (Filo). Ci vogliono due Newcastle e una Guinness per rendermi conto, improvvisamente, che sono un materialista non ateo.
Tutto nasce da un corto circuito che non so se sono in grado di spiegare. Per sommi capi lo posso esprimere così: fosse il dio dei cattolici, fossero leggi del cosmo, fosse l’amore tra particelle o sesso tra angeli, cosa cambia? Non è egualmente meraviglioso, che tutto abbia un cazzo di senso? E il senso non dovrebbe essere l’amore, il rispetto, l’uguaglianza? Se in un infinitesimo del tempo uomini senza vincoli di sangue e senza altra ragione apparente del voler stare insieme scelgono di dividere il proprio tempo e la propria solitudine attorno un tavolo, se la chimica dei loro cervelli dice amami e ti amerò come un comandamento, se esiste la bellezza e il piacere, l’arte e la musica con e senza le madonne con bambino, se in questa sottostanza esiste la pace e almeno per un momento ho allontanato un poco la morte.
Empatia, empatia. Il senso di tutto è comprendere dove l’uomo che ti sta davanti soffre o gode e scegliere di conseguenza cosa fare.
Chi poi ha il coraggio di avere fede in un dio solo, lo faccia. Io devo solo chiedermi e rispondermi come sto. E questa notte, anche se ancora non so come sto ne so comunque più di prima.

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