martedì 10 novembre 2009

Mio nonno si chiamava come me

Da Trentarighe novembre. Tema: Crisi. In foto, James Mason che, secondo me, ha qualche lontana somiglianza con il nonno di cui porto il nome.


Mio nonno si chiamava come me

Mio nonno aveva la licenza elementare. Da ragazzo era andato garzone da uno che faceva valvole per le radio, ed era diventato bravo. Capofficina, in tuta dalla mattina alla sera - il vestito buono la domenica per andare a messa, e poi a ballare.
Quando conobbe mia nonna pensava già a mettersi in proprio. Fu il suo padrone a incoraggiarlo: sei bravo, onesto, mica ti puoi sbagliare. Così si fece prestare i soldi e aprì un’officina che faceva parti per transistor, componentistica di precisione: si era fatto costruire una macchina disegnata da lui, che tagliava i pezzi come nessun’altra. Venivano dall’America a vederla.
Quando si sposarono, mia nonna faceva la modista per le signore bene. Si offrì di pagare casa e mobili a metà. Nonno tentennò, poi comprese: avrebbe saldato i debiti e ne sarebbe avanzato per l’avvenire.
Lavorava fino alle otto di sera, era onesto e aveva idee chiare. Ogni anno con quello che guadagnava ingrandiva l’officina e ammodernava le macchine. Pagava puntuale lo stipendio ai suoi dipendenti, né tanto né poco – quello che permetteva loro di fare quello che aveva fatto lui.
Ogni tanto, dopo cena, andava al caffè. La domenica portava mia nonna all’Opera. Cantava anche in una corale, con una bella voce tenorile. Fece studiare le figlie. Comprò il frigorifero e il televisore. Portò la famiglia in vacanza. Venne anche il momento in cui riuscì a comprare una casa al mare.
Era un uomo che sapeva far funzionare la vita come uno dei suoi magnifici transistor, ogni pezzo tagliato meglio di quello prima. Vide guerra e miracoli, pane duro e carne in tavola, biancoenero e colore. Non so quali domande si fece, quali risposte si diede. Il suo sguardo limipido, nelle foto, non rivela nulla.
Quello che mi fa incazzare è che per un uomo come lui, domani, non ci sarà posto.

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