mercoledì 11 novembre 2009

Paolini, La7 e la vescica di Aldo Grasso


Oggi mi occupo di cose inutili: Aldo Grasso. Indiscusso guru della critica televisiva, dalle prime pagine de Il Corriere ci ha abituati a severe lezioni di stile. Il suo, naturalmente. Non mi azzardo a mettere in discussione la sua mostruosa competenza, ci mancherebbe. Discuterò invece il suo pezzo di oggi dedicato allo spettacolo di Marco Paolini, titolo “Miserabili”, rete La7, in onda domenica sera.
Leggetelo, è un capolavoro. Un capolavoro fortunatamente breve. Premesso che ho visto lo spettacolo, e ne scriverò presto in un post, lascio ad altri il compito di commentare in modo più intelligente (per esempio Norma Rangeri, su Il Manifesto di oggi): qui mi interessa sottiolineare due passaggi, a mio parere, illuminanti.
Grasso scrive: “Da un po’ di tempo (…) Paolini cede alla predica: fra le righe (ma anche fuori), vuole impartire lezioni di eco¬nomia («non è la democrazia che ha tirato giù il muro ma il mercato, il consumismo»; e se anche fosse?)”. E poi: “Intimorisce gli spettatori con citazioni di Margaret Thatcher, fa sentire il peso della nostra ignoranza citando il principio di indeterminazione di Heisenberg e chiedendo agli spettatori cosa sia l’entropia”.
Brutta cosa, diventar vecchi. Perché non trovo altra spiegazione a questo livore imbecille. Cosa ha dato fastidio a Grasso?
Uno: lezioni di economia (!) non sono, giacché il passaggio era brevissimo e serviva per introdurre, a partire dal muro, il contenuto della sua riflessione, ossia che, in quel passaggio storico, disamorandoci della società e ragionando sulla modernità d’accatto, ci siamo persi qualcosa. Diventar ricchi, perché? Prima o poi bisogna morire, no? Non sarebbe meglio accumulare meno, e rientrare nella società? Spunto di riflessione che non può essere sfuggito, al Guru. Ma si vede che, per la critica, era meno importante.
Due: “E se anche fosse”, Grasso? Se anche fosse, quel cazzo di muro non ha fatto crollare un’ideologia perché ne trionfasse un’altra, ma ne è nata una terza che ha soffocato entrambe: il dio mercato. E nei giorni in cui l’idolo è caduto e i suoi profeti tornano a parlare di Stato, è un tantino attuale, ricordarlo.
Tre: “intimorire” con una citazione? Come fa una citazione, e una citazione come quella, a intimorire? Tanto più che il suo discorso, Paolini, lo costruisce come un dialogo tra lui e l’eredità del thatcherismo. Ed è talmente accessibile che è riuscito a farcelo capire a tutti quanti. Stesso si dica di Heisemberg e di entropia, e termodinamica. Neanche io me li ricordavo (avevo quattro in Fisica), ma in quel momento l’attore è l’interprete che cerca il dialogo con lo spettatore. Il metalinguaggio, Grasso: teatro nel teatro. È banale. Paolini ha usato un espediente funzionale a catturare l’attenzione e a spiegare la sua interpretazione, venata di humor, per farci comprendere il passo successivo, e anche il finale. Ma tutte queste cose le sa di sicuro, Grasso. Potrebbe insegnarcele lui. Quindi, ci sarà dell’altro.
E invece, quattro. In cauda venenum, scrive ancora: “Ovviamente, tutte queste teorie e tutti questi sermoni della montagna vanno a scapito dello spettacolo. Se solo Paolini accettasse le interruzioni pubblicitarie, imparerebbe ad asciugare di più le sue storie, a riflettere sull’importanza del ritmo in tv”.
Ah! Adesso l’ho capito! Sta tutto qua: lo spettacolo è lungo, non ci sono le pause per andare, che so, a pisciare, a prendersi un grappino dal mobile bar, a veder se piove che ho steso fuori. Cose così. Ritmo in tv? Ovviamente, Grasso, questa non è tv. è regia televisiva di uno spettacolo teatrale. Dunque il ritmo è teatrale. E se è La7 a far servizio pubblico al posto della Rai, bisognerebbe esserne, quanto meno, un po’ contenti. Ma lui, no. Vuole gli spot. Se no, a cosa serve la tv? A educare? A rendere accessibile a tutti uno spettacolo che forse non passa proprio vicino vicino a casa? Via, quella è roba vecchia. Adesso è la velocità che va di moda. La tv si fa così: ritmo! Ritmo! Ritmo! Se no, la vescica preme e provi quel fastidio per le cose lunghe che provano i vecchi. No, non gli anziani. Proprio i vecchi. Come Grasso: non ha tempo di fare il critico, lui, deve scrivere venti righe sulle pagine de Il Corriere per condividere con noi la tensione che gli provoca la vescica.
E fanculo Paolini: tanto all’inizio l’ha scritto che è bravo, no? E infatti, lo è stato, almeno fino a quando al sommo critico gli ha tenuto la vescica.

Ps. Grasso, un consiglio: lo videoregistri, lo spettacolo. Io l’ho fatto, e mi sono alzato anche per prendermi cantucci e Zibibbo. Sa come s’accompagnano bene con Paolini?

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Completamente d'accordo.
Con te, non con Grasso.

"Se solo Paolini accettasse le interruzioni pubblicitarie, imparerebbe ad asciugare di più le sue storie, a riflettere sull’importanza del ritmo in tv."
?!?!?!?!?
No comment. (Non pensavo che qualcuno potesse difendere la pubblicità. Per cosa, poi, caro Aldo? Asciugare le storie?!
Allora faceva una sit-com, scusa eh. O lavorava per la Endemol, o cose così.)

virginie ha detto...

non ho visto paolini (nel caso specifico, dico, il vajont tra un po' lo so a memoria e I-Tigi, beh, I-Tigi è tanto di Paolini quanto di Del Giudice, il mio scrittore italiano preferito), ma grasso mi sembra in perfetta linea con il corriere. e che si fotta. se non capisce paolini, peggio per lui. noi siamo altrove (sulla luna probabilmente). «non è la democrazia che ha tirato giù il muro ma il mercato, il consumismo; e se anche fosse?». come se anche fosse? qui è tutta la questione, come ze sa bene e grasso fa finta di non sapere. merde, non fa bene, giuro, non fa bene, essere alieni. E ze, anche se mi conosci nella vita vera e sai bene che sono una frivola gaudente e che so ben approfittare della vita, ti scongiuro, bambino, non prendere questo cammino: resta attaccato alla realtà, per quanto orribile, non emigrare, non cambiare pianeta, essere alieni richiede un'energia che non sempre è facile possedere (e che io posseggo sempre meno). detto questo: bravo. Sono sempre contenta di leggerti e di sapere che, almeno uno, pensa diverso. grazie, ze. e baci (alla normanna, al normannino e ad andrea, too)

Anonimo ha detto...

Forse Grasso a forza di fare il critico televisivo si è dimenticato che esistono altre forme di spettacolo oltre alla TV (tipo i film, il teatro, i concerti...) e che per una volta magari è sano che sia la TV ad adattarsi e non viceversa. Io ormai il Corriere non gliela faccio più a leggerlo...Grazie Ze della riflessione. (Franka)

asintoto ha detto...

(Sono ancora io. Può essere che ti abbia copiato, là da me, non so...!)
:P

Anonimo ha detto...

Purtroppo come spesso accade, Grasso non sa di cosa parla. Il ritmo era nello spettacolo, infatti era difficile alzarsi e staccare. Ma vuoi mettere un bel programma che ogni dieci minuti è interrotto dalla pubblicità? Quello si che è ritmo, rumba e smba insieme. Ma va!