lunedì 26 ottobre 2009

DONNE (ma niente dududu) / parte 4


Il maschio dominante depilato

Accennavo prima allo scontro tra due culture, o subculture, nel rapporto tra i sessi. Ebbene, più che uno scontro, sembrerebbe una cannibalizzazione nel tempo. C’era una volta la donna forte ed emancipata in sempiterna lotta per la pari dignità e c’era l’uomo in sempiterna crisi alla prese con la sua ristrettezza di vedute. Per lo meno, ce l’hanno raccontata così. E fino a quel momento c’era speranza che, rese edotte e consapevoli dei rispettivi problemi, le due metà del cielo si potessero ricomporre intorno a un’unica crescita culturale, alle dinamiche sociali che intendevano far progredire il Paese. Coppie di fatto, lotta alla discriminazione di genere o di orientamento sessuale, politica del lavoro fondata sulla flessibilità del tempo (e non: politica della flessibilità del lavoro nel tempo) sono solo alcuni dei punti in agenda.
Poi è successo qualcosa. Qualcosa che deve avere avuto a che fare con la Carfagna ministro, la lettera della Lario a Repubblica, la D’Addario e i bagni di Palazzo Grazioli, financo con gli insulti a Rosy Bindi. E poi con il progressivo sdoganamento delle destre estreme, i muscoli filofascisti della Polizia alla Diaz, la retorica dei tabù neo-militaristi dall’omicido Quattrocchi in poi, la politica dei respingimenti e la voce alta sul bus nel dire che l’immigrato puzza. La merda gettata su Ilaria Alpi, su Giuliana Sgrena, su Aldrovandi, su Giuliani. La gara dell’orrore tra Guantanamo ad Abu Ghraib e le catene di comando del “Tutto giustifica tutto”. I picchiatori degli omosessuali in cronaca nella Roma di Alemanno, gli sgomberi al manganello di De Corato a Milano. L’arretramento del linguaggio della Chiesa su fecondazione assistita, aborto ed eutanasia. L’ignobile e inqualificabile attacco alla dignità della famiglia Englaro.
Come vedete, vado in ordine sparso, per flash: riempitevi anche voi la memoria. Ci dev’essere un filo. È emerso un marciume che mescola calcolo politico e becera campagna elettorale, informazione omologata, strumentale e sintonica al potere, in una morchia confusa e indistinta che puzza di maschio andato a male. È aggressività ignorante, cavernicola, quella del maschio che non solo sostiene e sbandiera orgoglioso il principio secondo cui un bel paio di cosce assicurino il migliore avvenire, che i froci siano devianza di natura, che i muscoli depilati e un’arma lucida siano compagni migliori non si dica di un libro ma almeno del telefonino, ma anche si sente autorizzato a tradurre in pratica il manuale del destroide troglodita.
Del resto, se lo mostrano tutti i giorni in tv, allora forse si può. Prima c’era l’ipocrisia del politically correct. Ora che il politically uncorrect s’è fatto largo e imposto a larghe falcate, si punta a sdoganare le pulsioni della pancia. Per non dire del sottopancia.

(segue)

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