mercoledì 7 maggio 2008

Lettera a Giorgio Napolitano

Inauguro oggi una nuova simpatica categoria, dedicata alle lettere inutili che ogni tanto scrivo. Iniziamo niente popodimenoche con il Presidente della Repubblica. Per completezza, la lettera è stata effettivamente inoltrata mediante apposito form on line del sito della Presidenza del Consiglio.

Pavia, 5 maggio 2008

Caro Presidente,

- e scrivo caro perché mi sono care tanto la sua figura istituzionale quanto la sua storia politica – le indirizzo questa mia per dirle che mi dispiace. Per Lei, per il mio Paese, infinitamente mi dispiace. Il suo settennato si è annunciato con due anni di tribolato Governo Prodi, la più triste delle crisi di governo che io ricordi, e infine la bruciante sconfitta di una Sinistra irriconoscibile a se stessa. Senza contare due inqualificabili campagne elettorali.
Ora al Governo salgono gli uomini della moderna Destra, di cui abbiamo imparato a conoscere l’uso esclusivamente personalistico o francamente corporativo della res publica, la collusione con le opacità dei settori economi e produttivi, lo sprezzo per le regole e le opinioni, i toni fintamente sovversivi e lesivi di una qualsiasi dignità di cittadinanza. Salgono ora puntando con decisione a smantellare la Costituzione, i diritti del lavoro, il concetto stesso di solidarietà sociale. Come se non bastasse giunge, questa minaccia, ad aggravare problemi gravissimi, non risolti anzi nemmeno intaccati da un centrosinistra vuoto di idee e non solo di ideologie, subalterno a tutto fuorché all’esercizio del potere.
So bene che il suo ruolo ora è super partes, Presidente, ma assieme al mio personale dolore di cittadino e uomo di sinistra, che vede allontanarsi ogni speranza e futuro per il proprio Paese, non ho potuto fare a meno di chiedermi come deve sentirsi, un uomo come Lei, nel contemplare un simile declino sociale, civile e politico.
Anche perché io quest’anno compio 34 anni, e se la mia esperienza mi muove – mi commuove - a scriverle, posso solo immaginare cosa tutto questo possa provocare in Lei, col suo vissuto di esperienze politiche e la sua preziosa testimonianza a cavallo tra Novecento e nuovo secolo.
Se volesse un giorno raccontare questa sua esperienza, come hanno fatto per esempio Ingrao, o la splendida Rossanda, troverà in me il più attento degli ascoltatori.
Anzi consideri pure, per quello che vale, la mia scrittura al Suo servizio.

Con stima,
ab

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