martedì 9 luglio 2013

Esotico padano


Lo dico subito: anche io volevo farmi un tatuaggio. L'ho chiesto a un'amica pittrice, era bello, ma non ero del tutto convinto e poi mi è passata la voglia. Però, quando m'era venuta voglia, pensavo: se lo porto addosso per la vita, beh, che almeno sia una cosa bella no? Se no, perché farlo?

Nel fine settimana con Normanna e normannini siamo andati in piscina. Quella che il Normannino numero uno frequenta con il centro estivo. E mi ha impressionato la quantità, ma soprattutto la qualità di tatuaggi bellamente in mostra sulla pelle marrone. Specifico: qualità infima.
Ora, ognuno può fare quello che gli pare, ci mancherebbe, e poi nel ruolo di fustigatore dei costumi proprio non mi ci vedo; però non posso neanche chiudere gli occhi.
Ho visto tatuaggi di una bruttezza inquietante. In posti in cui stanno male.
Come un tribale appuntito e ricurvo sull'interno di una scapola: e chi lo vede? E come fa a piacerti? Ma poi: perché? Un tribale dovrebbe voler dire qualcosa, se lo metti lì per farlo vedere devi tagliarti il retro della camicia lungo la colonna vertebrale. E le ragazze: alcune con la schiena interamente tatuata in un casino assurdo di rose, teschi, pugnali, spine, croci. Cosa vuoi dirmi, ex ragazza trasformata in un vinile dei Sex Pistols, con tutta quella roba? Vorrei sapere se poi ti piace davvero.
Poi c'è il tizio che è ormai sui sessanta. E ne ha cinque, enormi, sulla pelle un poco rilassata, abbronzatura reddevils, ormai quasi completamente stinti. Non si sente un po' stinto anche lui?
Infine, la moda di merda delle frasi. Che fosse una, sai, un versetto del Corano piuttosto che un verso immortale o il nome di cinque fidanzate fa, vabbè, ci sta. Ma un corpo testo a interlinea 12 su mezza schiena, sei righe dico sei in un font gothic orrendo, con una frase di una banalità sconcertante: amica mia, hai visto troppa Megan Fox (in foto) e troppo poca vita.
Ma il tatuaggio non dovrebbe essere una cosa bella, che ti distingue, che ti arricchisce, che comunica qualcosa? Cosa dovrebbe comunicare di me una frase di Shakespeare, di Kalil Gibrain o di Nietsche? Non era meglio una bella maglietta, così, se un giorno non ti piace più, almeno la puoi cambiare?
E poi, che cazzo di fine ha fatto l'hennè?

In foto, il tipico caso di (super)gnocca con il corpo rovinato senza motivo. La scritta, brutta nel carattere e su ben tre righe, prende tutta la spalla. E dice: "We will all laugh at gilded butterflies", citazione da Re Lear di Shakespeare.

1 commento:

Filo ha detto...

Volevo commentare il post, ma poi ho visto Megan Fox ed è passato tutto in secondo piano.