mercoledì 23 marzo 2011

Fuori bersaglio


Sulla Libia ha ragione Concita De Gregorio: e aggiungerei che ne ho piene le palle dei pacifisti col telecomando. Avete presente? Quelli che adesso strillano: bisogna abolire i se e i ma, qui o si è pacifisti o si muore, quindi l'Occidente colonialista e imperialista di cui siamo schiavi... Come sempre, hanno ragione. Come sempre, hanno torto.
Come può essere? Semplice: dipende a chi stanno parlando. Perché se stanno parlando a me, che sono antimilitarista, resistente, pacifista, socialista, comunista etc, allora la risposta è una sola: la piantiamo di giocare a fare il centro sociale de noantri? Non lo merito io, nè i centri sociali che sono una cosa seria, nè tutti coloro che - si suppone - abbiano un pensiero adulto sulla questione.
Perché, scusami, gioia, ma: ci sono altri modi per risolvere le controversie internazionali, le bombe non hanno mai risolto niente, l'Italia ripudia la guerra per Costituzione, la diplomazia, e i caschi blu, e le ong, pace pace pace io l'ho già detto un migliaio di volte e, per una volta, voglio darlo per scontato. Gino Strada l'ho ascoltato anche io. Ha ragione su tutto.
Ma il nostro problema in questo momento sono migliaia di morti di cui non sapremo un accidente finché non sarà tutto finito. E se anch'io preferirei un altro mondo, a noi tocca questo e dunque bisognerebbe avere almeno quel poco di intelligenza e di spirito critico che basta a porsi la domanda: quale alternativa c'era all'intervento militare?
Perché il problema è esattamente questo: il mondo così com'è fatto è fatto in modo da concederci una e una sola alternativa. Come faccio a dirmi contrario?
A ogni passo, mi sembra sempre meno convincente dire: ah ma la pace non si fa con le bombe. E che, non lo so? Ci si dovevano mandare i diplomatici, i caschi blu, la lega araba, lo so. Per esempio, si poteva evitare di riverirlo e considerarlo affidabile. Bisognerebbe avere una politica estera che non sia fatta dall'Eni, tanto per dirne una. E una comune europea, tanto per dirne un altra.
Ma questo era prima. Adesso? Adesso che famo? Li lasciamo scannare dallo psicotico raìs coi cammelli nel naso?
No, adesso ci tocca parteggiare per i ribelli e sperare che finisca tutto presto, e di non ritrovarci da capo con un'altra Libia tribale e opprimente. E badare al rovello che ci si attorciglia dentro tutte le volte che si ascolta si legge si dice la parola "raid", che significa morte, tante morti, e non necessariamente rapide come i voli che le portano.
Domani magari sarà diverso, magari non subiremo più la guerra e la politica fatta con altri mezzi che con la parola. Ma finché non sapremo cambiarlo il nostro ruolo è quello di spettatori nel dubbio e in conflitto con la propria coscienza. Frustrante, ma vero.

2 commenti:

virginie ha detto...

mmmh. mi lasciate entrambi perplessa. io non sono neanche pacifista, probabilmente, ma le uniche guerre che riesco a concepire sono quelle civili. le altre mai. perché poi, allora, perché il bahrein no, la costa d'avorio no etc. etc. perché gheddafi era un amico? bah. tu dici va bene, ma mo' ci siamo, quindi. concita pure. e quasi cosi' vendola. e quasi quasi cosi' il pd. non mi sembra un argomento proprio probante, ma magari mi sbaglio. no, io direi che non ci sto. che, ancora una volta, ha ragione ferrero (non gino strada, fer-re-ro). ma nessuno lo ascolta

zesitian ha detto...

vado a vedere cosa dice ferrero, vi', ma il problema è sempre lo stesso: vabbè, ma allora che si fa? io non concepisco nemmeno questa, di guerra, come tutte le altre. però basta dire "not in my name" per sentirsi meglio? a me pare di no. e quale opposizione a tutte le guerre possiamo fare, quando i bombardamenti saranno (temporaneamente) finiti? è tutto molto, molto frustrante. non ti dico essere d'accordo col pd... bleah.