giovedì 17 giugno 2010

Elefanti a vela e altri brutti racconti


A me dispiace, assicuro al lettore incauto o distratto, quando la biografia invade questo blog per raccontare non di bambini o scoperte o vivaddio fortunate coincidenze. Spiace persino quando mi occupo di cose deprimenti come l'eterna sconfitta di pavia, gli stenti del comunismo o peggio, il governo. Non ho mai preteso che questa città immaginaria dovesse farsi diario, auto cronaca. Anzi. L'ho evitato appositamente, almeno per un po'. Ho finalmente cercato di evitare la sindrome da frustrazione sul lavoro, finché la militanza nella guerra all'idiota mi ha costretto a sfogarmi, quasi mio malgrado e fors'anche solo per farlo sapere a qualcuno - l'unico modo per convincermi che certe cose accadono davvero.

Ora non posso più. E me ne scuso.

Oggi, anche oggi come un giorno qualsiasi degli ultimi sei mesi, mi trovo a sopportare piccole angherie senza importanza. Non ve le racconto, le conoscete già. Piccole grandi tirannie, dette e fatte da incapaci con la pretesa che abbiano senso. Che facciano regola.
Vedete questa penna? Ecco, è un cacciavite. Come può essere? Oh se per questo è stata anche uno spazzolino da denti e un fermaglio per capelli. Certo, non si può scrivere con un cacciavite e avvitare con una penna. Ci mancherebbe. Ma questo resta un cacciavite. L'avevamo detto. Sei tu che non hai chiesto prima, che non ti impegni, che non sei chiaro, che non ci ragioni abbastanza, che non controlli, che come si fa a non capire. Sei tu, in definitiva, che non hai entusiasmo per questo cacciavite. Che è una penna, certo. Chi ha mai detto che è un cacciavite? Ma ormai è un cacciavite e quindi, mi raccomando, d'ora in poi usiamo questo per scrivere.

Inteso?
Con quale interesse lo facciano, io non so. Ma devo ammettere che una volta me ne sarei fregato, sarei stato malleabile furbo e sfuggente, rapido nel sottrarmi al giogo e gabbarli tutti (me stesso compreso). Ebbene, adesso, complice la noia di anni e gli strati di consapevolezza accumulati, non mi riesce più. Sono troppo carico, sono pesante, pesantissimo. Pachidermico.

Vorrei occuparmi del Mondiale. Del Governo. Degli Intolleranti. E non posso.
Perché non ho, maledizione, abbastanza energia per lasciarmi alle spalle il porto e aprire le vele al vento.

Del resto, io di elefanti a vela non ne ho mai visti.

2 commenti:

cristinsan ha detto...

ciao ze. nemmeno io di elefanti a vela ne ho mai visti, però vorrei che esistessero, perché sarebbero sicuramente bellissimi... mi spiace per il periodo buio che stai passando, ma l'ultima frase di questo post, l'immagine dell'elefante a vela, è poesia :-) grazie. cristinsan

virginie ha detto...

eh

(e per il resto quoto cristinsan)