venerdì 16 aprile 2010

Adro: basta smettere di aver fame


Già. Basta smettere di aver fame. Dimenticarsi cos’è. Niente di meglio per capire i leghisti dalla parte del popolo bue e le pasionarie da centro commerciale che hanno sentenziato che i tuoi bambini a scuola, se non hai i soldi per pagare la retta della mensa, li fai digiunare. Se hai i soldi sei degno, se no sei fuori. Se sei senza lavoro, trovi qualcosa in nero. Se non trovi, è colpa tua. Se hai quattro figli e tre non puoi mandarli a scuola perché non te lo puoi permettere, fesso tu: te la sei voluta. Non sai che esistono i cappuccetti? Del resto, si sa che questi nuovi arrivati sono furbi. Non hanno soldi ma girano in suv e hanno il telefonino nuovo. Curiosa, questa uguaglianza a senso unico: le regole valgono per tutti, ma sono io a stabilire chi è uguale a me e chi no. Chi è degno e chi no. Chi ha i soldi e chi no.

Mi chiedevo cosa può essere successo, per avere questo hard discount della crudeltà davanti alle telecamere, pienamente esibita, addirittura firmata a mo’ di petizione. Non basta il successo leghista (la leva dell’eterna frustrazione: chi parla alla pancia disprezza il ragionamento, perché avrebbe torto e questo torto sarebbe ancora più frustrante) e lo sdoganamento anche mediatico del peggio della destra fascistella e borghese, non mi basta neanche la ragione sociologica dei vent’anni di culto mediatico e isterilimento della cultura vera, né il furto legalizzato e la cultura dell’ego machista degli anni ’80 contro la solidarietà del dopoguerra e del miracolo.

Ci sono arrivato: basta non aver più fame. E mica solo di pane. Di libri, di affetti, di mondo. Sazi, satolli, distratti dalla misura del proprio pene o dall’etnia della propria imene, ci si dimentica del vicino di casa in cassa integrazione. Un giorno, anche pochi anni fa, gli avremmo portato l’arrosto da assaggiare. La torta per i bimbi a merenda. La bottiglia che me ne hanno regalate due in più, godetevele voi.
Adesso si misura la mia regola sulla sua, e senza provare neanche un minimo di compassione e vergogna, noi che non sappiamo più cos’è perché crescendo non l’abbiamo più provata, frustrati dal non essere ricchi con la tv l’azienda o il parlamento, stanchi delle tasse e dell’allegria degli altri, si attacca con la violenza di chi ha già in torto e grida di aver ragione. Cani rabbiosi, gente da catena.
Combattenti da condominio che incuranti di tutto, sia compagno di viaggio sia passante che t’attraversa la vita, vanno accelerando per la loro strada. Dritti contro un muro.

Nella foto, compite concorrenti al titolo di miss Adro.

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