giovedì 19 novembre 2009

Saluti da Pavia / 1

Un'istantanea di che cos'è Pavia, la mia città. Leggetelo, poi mi dite. Da La Provincia Pavese del 17/11.


«Attenti, il Faraone è tornato»
Bagno di folla per Abelli al collegio Cardano
di Maria Grazia Piccaluga

PAVIA. «Questo è il ritorno del Faraone. E saprà distinguere tra amici e nemici». Gli applausi di duecento persone sovrastano la voce ferma di Giancarlo Abelli e rimbombano nella sala gremita del collegio Cardano dove ieri, alle 19, i suoi fedelissimi hanno voluto riunire e ridestare il popolo degli abelliani.
Se voleva testare la fedeltà dei suoi, il Faraone ieri sera ha fatto centro. «La mia prima reazione sarebbe di lasciar perdere ogni cosa ma so che dobbiamo andare avanti. Datemi la forza voi». E tutti in piedi ad applaudire. Ancora e ancora. Quando racconta il «dramma personale per la mia Rosanna che è in carcere» e quando rialza la criniera e ammonisce «chi stasera non c’è, perché forse ha già ottenuto ciò che voleva». E viene naturale guardarsi attorno, contarsi, cercare il volto che manca.
In realtà ci sono tutti, o quasi. Il presidente della Provincia Vittorio Poma che rimanda al mittente qualche voce malevola sul suo conto (proprio ieri si diceva che Giovanni Alpeggiani avesse messo il veto sulla sua candidatura al Pirellone), il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo che si commuove, quello di Vigevano Ambrogio Cotta Ramusino, tutti i “generali” della Sanità pavese (Pietro Caltagirone, Simona Mariani, Luigi Sanfilippo) e anche qualche ex (Elio Guido Rondanelli, Alberto Guglielmo). Consiglieri comunali e del San Matteo (Ettore Filippi, in prima fila, Lorenzo Callegari), assessori provinciali (Renata Crotti, Mario Anselmi, Dario e Ruggero Invernizzi). Molti sindaci del pavese, medici, professionisti. L’avvocato Piero Trivi che rispiega i motivi per cui lady Abelli è «ingiustamente ancora in carcere» e promette che stamattima le porterà la fotografia della serata «per farla sentire meno sola». E poi Marco Bellaviti in ossequioso silenzio. E molta gente comune a testimoniare la solidarietà “al Giancarlo”.
Lui arriva puntuale alle 19. Non per parlare di strategie politiche anche se circolano in queste ore i nomi dei candidati alle Regionali. Il cardiochirurgo Mario Viganò? «Un’ipotesi possibile» si limita a commentare Abelli, al rientro da un vertice milanese con Formigoni, La Russa, Gelmini.
Stringe le mani e si concede un bagno di folla, il primo dopo 27 giorni di solitudine. «In questi giorni ci siamo sentiti tutti un po’ soli...» ammette Abelli e parla di lei. «Sono uscito solo per andare a trovare mia moglie, perché credetemi il mio primo pensiero è farla tornare a casa». Ed è stata Rosanna Gariboldi a spronarlo a uscire dal guscio. «Mi ha scritto una lettera che non ho ancora ricevuto in cui so che mi chiede di non deludere i miei amici. “Non pensare a me che soffro ma sono forte, non chiuderti” mi ripeteva ogni giorno». E così eccolo il vecchio leone. «Non so quando questo incubo finirà, ma so come finirà - dice risfoderando il vecchio piglio battagliero e autoritario -. Ci sono prove nella vita che, per quanto forti e temprati, lasciano il segno. Ma se qualche finto amico pensa che il vecchio leone sia ferito e si senta legittimato a tirargli un calcio, si sbaglia di grosso». Il brusio diventa voce che si alza dalla platea: «Bravo, non mollare». E allora lui si rinvigorisce e incalza: «Beh, sappiate che quel leone è ben vivo e pronto a lottare e che il suo morso è ancora potente. Mi dicono che si preparano piccole e grandi manovre sul dopo-Abelli. Lasciateli fare, li conosco tutti. Che si sentano leoni per un giorno».

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