mercoledì 28 ottobre 2009

DONNE (ma niente dududu) / parte 6


Nessuno si senta immune

Non che partissimo da un modello culturale consolidato. Il disimpegno, la fuga dalla politica, il riflusso già negli Ottanta avevano impedito a questo Paese culturalmente fragile e arretrato di superare la sua tardoadolescenza sociale e politica. Tuttavia, le conquiste fondamentali dell’emancipazione non si sono mica dissolte. Sono sempre lì, pur minate e attaccate, resistono. Congelate in attesa che qualcuno si ricordi che, uomini o donne, di persone e di uguali sempre si tratta.
Non sono cambiate le risposte, ma le domande. Le domande da porre all’universo femminile non sono più: come può una donna vendere la propria compagnia come lavoro in cambio di un esercizio di potere; come può una donna (ragazzina) intendere il suo sputtanamento globale come l’opportunità di realizzare il sogno di velina, di fare il colpo grosso. Di donne fatte come son fatte non c’è da stupirsi, e non c’è da sottendere giudizio.
Piuttosto: come fa una donna a votare questa destra? Ammirare la gentaglia che gioca col suo corpo o del suo corpo fa un campo di battaglia elettorale? Questa Chiesa? Poi: come fa una donna a non incazzarsi a morte con questa sinistra immatura e ripiegata su se stessa, sulla scoperta del potere?
Se escludiamo le sacche di resistenza di cui parla Asor Rosa, capaci ancora di produrre pensieri e modelli non balbettanti, il pensiero omologato a reti unificate ha abbassato progressivamente le difese di tutti noi, sconosciuti e silenti spettatori, anzi telespettatori, abbandonati dagli intellettuali di sinistra e di destra senza una chiave di comprensione del reale. O meglio, senza che altre chiavi di comprensione del reale s’impongano alla nostra attenzione e si radichino a tal punto da funzionare come antidoto al veleno machista.
Ed ecco il punto: per contrappeso e contrasto all’affermarsi di un nuovo patentino a offendere e umiliare, oltre le minoranze a bersaglio, anche il sesso presunto debole, ci sono rimasti antidoti spuntati e anticorpi sfiancati. Rendiamoci conto che il livello del dibattito corrente intorno al ruolo femminile nella società, alla disparità e alla discriminazione, alla violenza psicologica e fisica e sessuale, alla prostituzione, all’omofobia, alla laicità della scuola e nella sanità, è fermo su binari del tipo: quote rosa in ogni quartiere, sono gli arabi che picchiano le donne, burka sì burka no, le donne sul lavoro va bene ma come la mettiamo coi figli, via le prostitute dalla strada, ma guarda che io ho molti amici omosessuali, crocifisso a scuola sì o no, l’aborto sì ma riparliamone (e per il riparliamone il debito è con un altro genio, Paola Cortellesi). Agghiacciante. È come mettere all’ordine del giorno in Parlamento il sommario di un tg Mediaset.

(segue)

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