giovedì 16 luglio 2009

Sciortstoriez per Alessandra Daniele!

ze City è orgogliosa di concedere cittadinanza onoraria e assegnare il prezioso Negutin d'Or Fudrà d'Argent ad Alessandra Daniele, per aver manifestamente e con merito decostruito la realtà di questo mondo triste e tristanzuolo, satireggiando e svillaneggiando per mezzo di fantascienza il potere e le sue miserie, nei suoi racconti belli e bastardi. a lei e alla sua penna che nulla perdona ai turlupinatori delle coscienze è dedicata la sciortstori che segue, a suo omaggio e nella speranza che piaccia. con sempiterma stima, ze. (alessandra, lo so che c'ho impiegato mesi a mantenere la promessa, ma: ci vieni, a ritirare il premio?)

Lemmings

di Armando Barone (dedicato e per omaggio ad Alessandra Daniele)

Dall’alto della falesia artificiale, il Piccolo Uomo guardava fuori dalla finestra blindata. A strapiombo, sotto di lui, la Città dalle Mille Luci sbatteva le palpebre alla luce di un’alba grigiastra. Aggrovigliata nei tentacoli della tangenziale, illuminata al centro dalla subcentrale eco-atomica cittadina, agonizzava attorno al cuore d’uranio e di merda incastonato nel buio.
Il Piccolo storse la bocca. L’olezzo era salito fino a lì. Inutile, doveva andarsene.
Aveva fatto costuire la Grande Esse, la falesia in granito e vetracciaio, perché i dottori lo obbligavano all’aria pura, i servizi segreti all’inaccessibilità. E i tecnici di Eniformigon gli avevano assicurato che i fumi del processo di smaltimento delle acque nere a base di uranio arricchito non sarebbe mai salito fin lassù.
- Ma devo proprio fare tutto io? – gridò alla lastra di vetro blindato.
Meno male che c’era Palazzo Figa. Un Presidente dei Presidenti non può continuare a vivere immerso nella puzza. E il nuovo nome per il suo palazzo di rappresentanza lo rinfrancava assai.
- Chiamami Crotalo - sibilò allo Stanzitron.
Pochi secondi e si aprì la porta: sulla soglia apparve una gran gnocca rossa in abiti succinti.
- Hai voglia di me, mio signore e padrone? – disse la olo-gnocca con una sgradevole voce maschile, nasale e sottile.
- Croti! Cos’è questa voce orrenda?
- È la mia voce, mio Signore e Padrone.
- E perché non sento la voce della Gildona? E perché l’immagine sfrigola?
- Non so, è da stamattina che non mi funziona il sintetizzatore vocale. L’immagine non è chiara, EssePi?
- Non si vedono neanche le tette!
- Ah, ecco.
- Ecco cosa?
- Ecco perché la sua immagine ha i capelli verdi. Dev’esserci un problema al Sistema. Vuole che verifichi?
- Sì, ma prima dai l’Ordine.
- L’Ordine, signore?
Il Piccolo Uomo ebbe un moto di disgusto. Per un attimo era apparsa la vera figura di Crotalo, liscia e aggrottante le sopracciglia mutate chirurgicamente in sottili saponette alla lavanda.
- L’Ordine! Ce ne andiamo, Crotalo! L’aria è irrespirabile, qui. Prepara Palazzo Figa, e fai accendere la camera Pisellatrice, così è calda calda quando arrivo.
- Sarà fatto.
- E fai controllare il Sistema, che senza ologramma non ti sopporto.
Si specchiò nella grande parete: sì, aveva proprio i capelli verdi. E la sua gloriosa nudità stava rivestendosi di una specie di tutina blu.
- Crotalo! Cos’è questo? Perché non appaio nudo e col perticone eretto?
- Me ne occupo immediatamente, signore, ma…
- Ma?
Crotalo sospirò, e abbassò la voce.
- In verità, credo di saperlo.
- E allora?
La gnoccona-crotalo si fece ancora più intermittente. Ancheggiando con un secco culetto da uomo si portò al Grande Display e lo accese, senz’audio. Incominciarono a scorrere le immagini dei disordini di giornata.
- EssePi, il momento è difficile. Duecentoquaranta dei seicentotre presidenti tuoi vicari sono morti nell’ultima settimana. Quattordici solo stanotte.
- Morti! E come?
- Qualcuno ha inserito nel Bravo Sistema Intergovernativo Multiplo di Amministrazione Controllata una sorta di virus…
- Che virus?
Il Piccolo Uomo si stava agitando. Ricordava ancora quando dei sabotatori anarcofrocisti gli avevano drogato la camera Pisellatrice. Una settimana senza scopare e impacchi di endorfine al membro lo avevano frustrato oltre ogni immaginazione.
- È un sottoprodotto di un videogame. Anni ’80.
Il Piccolo Uomo schierò un sorriso di sollievo. Se veniva dagli anni ’80, non poteva essere così male.
- Il giocatore doveva usare personaggi antropom… degli omini, a cui assegnava compiti precisi allo scopo di trovare il modo di passare la prova… e se c’era da sacrificarne qualcuno, si prendeva la dinamite, si metteva sulla testa dell’omino e partiva un conto alla rovescia.
- Bello! Lo voglio! Ne facciamo un’edizione presidenziale! E gli omini li voglio con le facce dell’Opposizione!
- Sì, prendo nota… - disse pazientemente Crotalo.
- Gli Italiani ne andranno matti!
- Sicuramente, ma c’è un problema…
- E quale? – chiese EssePi allo specchio, chinandosi per cercare di riconoscere la sua eccitazione sotto la tutina.
- I suoi uomini sono morti esplosi. Dai resti, si arguisce che avevano tutti i capelli verdi e indossavano tutine blu.
- Ognuno ha la sua perversione, caro Crotalo! Io per esempio…
- Signore! – gridò il Crotalo, ormai tutto ometto e per niente gnoccona – Non capisce! Anche lei ha i capelli verdi, e anche la tutina, e…
Il Piccolo Uomo comprese, finalmente, il pericolo.
Si passò la mano sul glande immaginario: che fare?
- Quanto tempo abbiamo, Crotalo? – disse improvvisamente, col piglio decisionista dei bei tempi.
- Poco, temo.
- Poco quanto!
- Cinque secondi, Esse Pi.
- Cinque…
Il Piccolo Uomo si voltò di scatto verso lo specchio: sopra la sua testa, i numerini bianchi del conto alla rovescia.
- No! Non può finire così! Crotalo! Tu! Tu sei il mio migliore amico! Fai qualcosa!
- Ma certo, Esse Pi. Però nessuno può cambiare il suo destino, in Lemmings.
E con gli occhi sgranati di panico, il Piccolo Uomo verde esplose lasciando tracce di sangue e silicone per tutta la stanza.
Crotalo si avvicinò ai resti. Anche sulla sua testa comparve il numerino bianco: cinque, quattro…
- Resta un’ultima cosa da fare, prima di andare – disse sottovoce a se stesso, mentre il cielo sopra la sua chiometta verde diceva tre, due …
Si avvicinò ai resti dell’amico e, sbottonatosi la patta, ci pisciò sopra.

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