venerdì 19 giugno 2009

Berlusconi, l’Italiano e lo Stato ostile / 11

Una nient’affatto serena e pacata analisi del dopo Elezioni - ultima parte


Lo Stato alleato

La maturità dell’Italiano elettore e della sua vita democratica è solo sospesa, non cancellata. Non ancora, almeno. La sua formazione può riprendere, ma a patto che lo Stato cominci a comportarsi da alleato e non da elemento ostile. Ricucire il rapporto tra Stato e cittadino significa anche molte altre cose, di cui qui non v’è cenno, quali per esempio rivedere il rapporto tra cittadini e Polizia, radicalmente compromesso dopo il G8, o fermare lo scempio della scuola e dell’ambiente. Al centro di questa rifondazione non può esserci che un vero ricambio della classe politica – quanti anni ci vogliono? – che imposti e risolva la questione dell’incompatibilità delle cariche, della trasparenza delle organizzazioni partitiche, degli stipendi di deputati e senatori e, finalmente, proponga una legge elettorale non orientata al bipolarismo, che in Italia non si può fare e non è cosa da fare.

Essere tra i padri ricostruttori dello Stato alleato come antitesi dello Stato ostile berlusconiano, invertire la tendenza in favore della crescita culturale del sistema Paese, è un’autentica rivoluzione. A questa rivoluzione può aspirare solo una sinistra consapevole di cosa è il berlusconismo e di come si combatte. Capace di sostenere una battaglia culturale e politica di lungo respiro, inclusiva nei confronti di liste civiche, movimenti, intellettuali, società civili. In questo quadro, certo, è importante valutare la scelta di uno o più leader in area progressista, ma la questione sembra essere di lunga sopravvalutata. La reale dimensione di una leadership si valuta solo nel tempo, e parrebbe fin troppo banale e semplicistico dire che non è la singola persona che ne determina il risultato. Il ruolo del leader è quello del moltiplicatore del consenso, della rappresentanza visiva, dell’agente primo del processo di trasformazione. Il parlante del nuovo linguaggio: chiaro, deciso, pronto a dibattere. Se anche carismatico, ben venga.

Non si vedono ora leader che mostrino di possedere queste consapevolezze, e di guadagnare autorevolezza con le loro argomentazioni. Se sia il momento storico o la confusione delle forze progressiste a impedirne la nascita, non è dato di sapere. Del resto, l’Italiano siamo tutti noi, elettori immaturi e disorientati: nel riprendere la nostra formazione alla democrazia, chi lo sa, potrebbe accadere di incontrare nuovi leader, nuovi agenti del cambiamento, nuovi moltiplicatori del consenso. Il cammino è lungo: che la Sinistra sia con noi.

(fine)


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