venerdì 19 giugno 2009

Berlusconi, l’Italiano e lo Stato ostile / 10

Una nient’affatto serena e pacata analisi del dopo Elezioni - parte 10


La risposta è controcultura.


Queste sono risposte a Berlusconi. Colpire la sua menzogna, informando. Affondare la sua popolarità, controinformando. Sostenere i redditi più bassi e da produttività significa togliere i redditi bassi e le piccole imprese da sotto l’ombrello del ‘popolo della partita IVA’ che elegge Lega e PdL. Coltivare la legalità e dare risposte serie alla società civile, negando qualsiasi connivenza con il PdL, è semplicemente avere dignità. Ma se non bastasse si pensi a cosa vuol dire recuperare anche solo frazioni di economia al nero: valori da due, tre leggi finanziarie. Altro che usare il tesoretto per il debito pubblico, come l’ineffabile Padoa Schioppa sosteneva.

Aprire ai temi dell’immigrazione, proponendo una gestione costante dei flussi e non un rubinetto militarizzato, e alle politiche di integrazione, seguendo i modelli sperimentati con successo altrove, vuol dire aprire un conflitto con gli elettori, rischiare: ma si deve, o la partita con la destra è persa da oggi.
Difendere l’autonomia del Parlamento dal Vaticano e da ogni altra influenza è semplicemente doveroso, ma se non bastasse si valuti che il voto cattolico è per natura ampio ed estremamente vario. Contenderlo a Berlusconi non significa fare a gara con lui a chi bacia più tonache, ma dare rappresentazione di tutte le sue componenti. Come? La risposta è sempre la stessa: laicità nello Stato e religione quale che sia nel privato. È un patto accettabile da qualunque parlamentare che sappia fare il suo mestiere, con buona pace di Binetti e soci.

Da questi punti programmatici nasce l’idea di fondare una controcultura che si opponga alla cultura dominante, o non-cultura berlusconiana, ben più pericolosa perché sopravviverà all’uomo Berlusconi. E solo con queste premesse, è possibile parlare di partiti, quali e quanti, di consenso, di leadership.

(continua)

Nessun commento: