martedì 23 dicembre 2008

Sciortstori! Prima pagina per Cristinsan

Stavolta la sciortstori m'è venuta un po' long.

Prima pagina

Narrano che il prode Konguchi, lo stesso che in patria disegnava sotto psudonimo celebri fumetti con micro mutandine, grandi tette e piselloni in grado di scatenare orgasmi Kamehameha, fosse in realtà un timido ometto compunto. Quasi un impiegato di banca, quasi un personaggio di quelli dei racconti di Murakami Aruki: irrimediabilmente inserito, e per questo perso, nei tempi moderni del Giappone.
Cristinsan, che nei giorni prima del rientro in Italia aveva accettato di fare il corrispondente dalla Corea per Caterpillar, lo aveva intervistato a Seul. Konguchi-san firmava autografi e graffiava veloci schizzi a china per i fan, e a lei era venuto in mente di fargli raccontare in diretta il disegno che stava facendo, traducendo una sorta di radiocronaca della tavola. La puntata fu memorabile: lui parlava di atti nominabili a fatica in pubblico (figuriamoci in Rai) e Cristinsan faceva interminabili giri di parole per tradurre, scatenando l’anima satira di Cirri e Solibello.
Effetto comico assicurato.
Ottima spalla, si dissero, e ora che se n’era ritornata dalle parti di Varese e cercava lavoro, Radio Rai l’aveva richiamata per una corrispondenza, questa volta meno volontaria e quasi retribuita, su Giappone, Corea e tutto quell’estremo oriente così difformemente globalizzato. Il pretesto era il G20 organizzato a Milano, una specie di anticipo dell’Expo. Festa grande con i premier di Cina, Giappone e Sud Corea, negli incontri a margine per il commercio: una caccia al soldo delle ex tigri asiatiche.
Cristinsan, giunta sul posto in Panda a metano sponsorizzata Caterpillar, aveva il compito di interrogare il pubblico giunto ad assistere alla sfilata dei politici sul tema della crisi e del protocollo di Kyoto. Tuttavia, già al primo giro si accorse che qualcosa non andava: prima di tutto, c’era troppa gente. Giapponesi, coreani, cinesi, sì. Ma tutti quegli italiani, da dove venivano? E perché erano lì? I primi contatti, poi, erono assai deludenti.
Un architetto giapponese sembrava recitare il ruolo da caricatura del dottor Slump, con tanto di V di vittoria di fronte a un’inesistente videocamera, e dichiarazione di circostanza. I cinesi si aggiravano guardinghi, e non avevano nessuna intenzione di parlare. Una signora coreana risultò essere in Italia da almeno due generazioni e disse di essere lì per caso.
Poi arrivo Berlusconi, e dietro Tremonti. Sacconi, Brunetta. Bersani, Franceschini. Due o tre manipoli di deputati, più la Moratti e l’onnipresente Formigoni. Cominciò la conferenza stampa: i politici si misero in piedi, dietro il poderoso apparato di sicurezza, per le foto di rito. Berlusconi si impossessò del microfono, e improvvisò una specie di saluto.
Tutti, e si dirà poi proprio tutti, tra quel pubblico stranamente attentissimo e mormorante, serio e teso, si mossero un poco. Serrarono i ranghi e all'unisono piegarono la testa, ognuno per passare parola al vicino.
Cristinsan accese la videocamera del telefono, la alzò sopra la testa e cercò di seguire l’onda di teste che s’accostavano l’una all’altra. Scrutando nello schermo si accorse che stava passando qualcosa di mano in mano. Un oggetto scuro, anzi tanti oggetti scuri. Appena ne vide uno venire dalla sua parte, si voltò a filmarlo, ma non riuscì a prenderlo.
In compenso, nello schermo vide il suo vicino, un anziano signore giapponese finora pietrificato in un’espressione di compunta serietà, sorridere così largo che le venne da sorridere per contagio. Il vecchio se ne accorse, si accostò a lei e le disse in giapponese: “Aspetti e vedrà”. Cristinsan non ebbe il tempo di pensare “come diavolo poteva sapere che conosco il Giapponese”, perché in quel momento calò un silenzio irrreale.
Berlusconi parlava e le telecamere ronzavano ma il pubblico era improvvisamente immobile, muto. Come se aspettasse un segnale. La cosa sconcertò non poco sia i politici che gli altri giornalisti. Un certo disagio serpeggiava su e giù dal palco.
Poi eccolo, il grido: una voce da capocoro strillò altissima “Mun-ta-daaar!” e simultaneamente tutti, ma proprio tutti si dirà nei tg della sera, tutti i trecento e più spettatori si sfilarono la scarpa sinistra. Poi ancora, al comando “Ho!” cominciò un primo, fitto lancio di scarpe sul palco.
Poi nuovo grido, e fu la volta della scarpa destra. Poi a ondate – estratti da gorssi sacchi neri nascosti in mezzo alla folla - volarono pantofole, infradito, stivali di gomma – tutta roba che volava bene e colpiva nel segno.
Una grandinata di scarpe colpiva senza sosta lo stato maggiore del parlamento italiano e tutti i leader orientali col loro codazzo, con la polizia che provava a fare schermo con gli scudi e, colta di sorpresa, non sapeva se caricare o no. Ma non ce ne fu bisogno: come se ne erano venuti, silenziosi e alla chetichella, così, finite le scarpe, tutti se ne andarono, lasciano alle televisioni di tutto il mondo le riprese di quella scena surreale: una montagna di scarpe copriva il palco, sopra cui si agitavano freneticamente degli uomini improvvisamente piccoli.
La cosa ebbe naturalmente il suo seguito: da quel momento in poi, ogni apparizione dei leader del G20 fu salutata da salve di scarpe, ortaggi, uova, palloncini pieni d’acqua, palle di neve.
Quella sera, Cristinsan fece la sua diretta radio da un caffè lì vicino, raccogliendo non poche testimonianze. Ma non fu quello che la rese in qualche modo famosa. Fu la foto in prima pagina de il Corriere, il giorno dopo: il reporter l’aveva ritratta mentre, sfilata una scarpa da ginnastica a foggia Superga, lanciava con gesto plastico verso il palco delle autorità.
Gran bella foto.
Dalle cronache risultò poi aver centrato il suo bersaglio.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

grazie ze. letto, molto sorriso e molto apprezzato. davvero, gran bella sciorstoriez. Corro subito a comprarmi le scarpe foggia superga: caso mai capitasse davvero l'occasione, non vorrei farmela scappare ;-)

Anonimo ha detto...

ah dimenticavo

BUON NATALE A TUTTI!

Cristinsan