Questo invece il 30r dello scorso mese, finalista per il tema: "Confessioni". Seguirà dibattito.
Coincidenze
Me lo dice mentre torniamo alla macchina, nella nebbia bagnata di novembre.
Lui dritto e atletico sulle gambette da trampoliere, io che soffoco a ogni passo nell’acqua dura dei miei sensi di colpa. Sopra di me alla panca dei pesi mi ha detto ti devo parlare, ho risposto anch’io guardandolo fisso negli occhi, prima io ha detto lui.
“Ho rotto con la Maria”
Sgrano gli occhi. Occazzo, era questo?
“Non andava più. E poi c’ha un altro, me l’ha detto”
Ecco, la Maria e io ci abbiamo pure litigato. Dovevo dirglielo io, ma non sapevo come. Alzo gli occhi, e lui sorride: “Non ho mica finito, sai?”. Poi qualche passo.
“Me ne vado. Domani do le dimissioni”
Qui ci rimango secco. E lui quasi si scusa: “Uno che conosco mi ha fatto una bell’offerta”.
Non ci credo. Ho l’autorizzazione a liquidarlo con due anni di stipendio, quattro se minaccia le vie legali. Sono io il suo capo, da oggi. Pensavo fosse venuto a saperlo da qualcuno. Pensavo fossimo qui per questo.
“Parto per Montevideo, tra un paio di giorni”
Spia la mia faccia, io direi anche qualcosa. Ma non riesco a fare a meno di pensare ad altro che al modo di dargli la liquidazione e tenermi i quattro anni di stipendio. Non posso farci niente.
“Dimmi almeno che sei contento per me!”
“Scusami” e qui studio la voce e lo sguardo “È che tutto insieme…”.
“Mi spiace” e si avvicina, io cammino per non farmi toccare “Ti lascio nella merda, lo so… anche la causa”. Vinta. Hanno pagato. Centoquindicimila euro. Non gliel’ho mai detto. Non gli ho mai dato la sua parte. Faccio spallucce: “Lascia stare”.
“Dai” stavolta mi tocca, il braccio mi si congela all’istante “Prima o poi doveva succedere”.
Annuisco.
“E tu? Come stai?”
Adesso mi si piazza davanti, gli occhi calmi e limpidi, e quel sorriso antico. Io sto come appeso per la schiena alla portiera.
“Dai, racconta”
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