lunedì 13 ottobre 2008

9 ottobre 1967


Sono stato a lungo in dubbio se lasciare o meno che altri e più intelligenti e più preparati di me scrivessero qualcosa sull’anniversario della morte del Che o se finire anch’io nel mucchio dei dozzinali commemoratori da blog. Ho scelto la seconda: mi andava così.
Dall’anno in cui decisi che avrei dovuto leggere almeno una delle biografie (poi ne lessi tre, poi Latino Americana e poi Diario in Bolivia) per sapere qualcosa di Ernesto Guevara de La Serna, la figura di quest’uomo mi ha agganciato col suo bel sorrisone e la sua umanità, così terribilmente completa.
Rugbista con l’asma, antimperialista e fan della coca cola, rivoluzionario che si fa paracadutare sulla Sierra il mate dalla zia, pacifista e comandante in battaglia, argentino e cubano, medico rigoroso che non simpatizza col sapone, ministro dell’industria che sa appena far di conto… un uomo che delle sue contraddizioni ha fatto una leggenda, e quel che è più importante, una verità. La sua storia è da ricordare perché la sua memoria è un capitale straordinario di slancio verso i propri simili.
Il suo brazo libertario e le sue paure, il suo straordinario senso etico e i suoi dubbi, la sua idea. Tu, querida presencia.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

viste le tante letture, secondo te quale e` la migliore per conoscerlo un po` meglio?

zesitian ha detto...

nessun dubbio: la biografia 'affettuosa' e documentatissima, leggibile come un romanzo, di Paco Ignacio Taibo II. Titolo: "Senza perdere la tenerezza". Poi direi "Latino Americana", che raccoglie le sue lettere durante il viaggio in Sudamerica che fece prima di conoscere Fidel, con Alberto Granado. è il libro da cui è stato tratto il film "I diari della motocicletta".

Lo ha detto...

So che non c'entra niente... (tra l'altro ho iniziato da poco a leggere Senza perdere la tenerezza) comunque volevo solo farti in bocca al lupo per Lucca... che fai, ci vai?
bacioni

Lo ha detto...

Ok, ho visto che ci vai. Caldeggia una presentazione a Pavia o Milano, così vengo a vederti (e a comprare una copia dell'antologia).

zesitian ha detto...

sì, vado. per la presentazione, sto già lavorando per te...

dria ha detto...

Strano, a me quel libro ha lasciato l'immagine di un Che Guevara piuttosto estremista, pur con tutte le buone intenzioni di partenza. E' vero che mi sono dovuto imporre di continuare a leggere fino alla fine, visto che dopo un quarto di libro ero già incagliato; forse il fatto che sia stato scritto da Taibo, chiaramente di parte, mi ha automaticamente alzato il livello di scetticismo. Chissà.
Dria.

zesitian ha detto...

dria, dipende da cosa intendi per estremista. la Rivoluzione cubana è tra 1959 e il 1961. a quel tempo il socialismo era Marx + Trockji nei libri e l'indipendentismo bolivariano per strada. l'urss era un esempio (anche se non per il che) e il problema era non stringere ma chiudere la forbice del reddito. essere estremisti era sollevazione popolare, fucili in cantina e abolizione della proprietà privata. a noi questa roba sembra anticaglia. allora era la speranza dell'emancipazione. taibo è di parte, ma la sua è la più documentata del genere. non credo che la fascinazione per il personaggio e l'epoca possa rendere meno oggettivo il fatto che dietro il personaggio c'è la formazione di un rivoluzionario che aveva un'idea ben precisa di società, oggi la chiameremmo di responsabilità sociale, da perseguire attraverso le vie (e non il fine, questa è la novità del suo pensiero) del socialismo rivoluzionario. se ci pensi, è un'intuizione che precorre di molto l'economia solidale di cui si parla oggi. il resto lo fa l'epica, chiaro.