mercoledì 30 aprile 2008

Ci siamo giocati anche Ezio Mauro

Ognuno elabora la sconfitta come può. Certo, come fa il direttore di La Repubblica, in questo editoriale, è cosa un po' triste. Triste, sì: cercate voi nella sua analisi, se ci riuscite, il dato fondamentale del risultato di Roma, ossia che la scelta di candidare Rutelli era suicida fin dall'inizio, e che questo non ha fatto altro che amplificare nei risultati la tendenza astensionista che si è vista su scala nazionale.
Oppure, Mauro potrebbe farsi venire il dubbio che forse, come chi abita a Roma giustamente dice, l'amministrazione Veltroni ha reso molto più in vetrina che nel retrobottega: la città non è nè più vivibile nè più efficiente. e, nel computo delle ragioni e dei torti, forse era il caso di considerarlo.
Io non ho trovato nulla di tutto questo. Anzi, c'è la livorosa e rancorosa, sballata e inutile, revanche contro la sinistra radicale. Che secondo lui ha votato per Alemanno. Simile genio analitico lo trovate solo in Calderoli.
Però bisogna comprenderlo: la sconfitta di Veltroni è la sconfitta della linea editoriale di La Repubblica. Definitiva e inappellabile. Fare di La Repubblica l'organo del Pd non paga, caro Mauro. Faccia anche lei autocritica, è un esercizio salutare.

Da La Repubblica di ieri:
"Un voto, bisogna dirlo con chiarezza e subito, del tutto ideologico, che viene in gran parte dalla sinistra radicale, così convinta dalla tesi autoassolutoria che vede nel Pd la colpa della sua scomparsa dal Parlamento, da far pagare al Pd la battaglia di Roma, lavorando contro Rutelli. Per questi cannibali fratricidi, grillisti e antagonisti, Rutelli era il bersaglio ideale, come anche per qualche estremista del Pd: troppo cattolico, importatore della Binetti, amico dei vescovi, come se la scommessa fondativa e perenne del Pd non fosse quella di tenere insieme, a sinistra, cattolici ed ex comunisti. Un ideologismo a senso unico: che serve ad azzoppare la sinistra, facendola perdere, mentre non scatta per bloccare l'uomo di An in marcia verso il Campidoglio. Anzi."

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ti riporto la risposta che ho mandato sul blog di Paolo Ferrero. grazie. spero che in Rifondazione si inizi a lavorare seriamente da questo momentoin poi. Le esigenze della gente sono anche quelle di fede. Della serie: non si vive di solo pane. Se non riusciamo a comprendere questo, continueremo a tenere lontane tante persone. Non ce lo possiamo permettere più se vogliamo risollevare le sorti della sinistra. Grazie ancora. Maria. (e non perdiamo ci divista)

Ringrazio Zesitian e Posturanismo per le belle parole che mi avete scritto e per aver compreso il problema. Paolo nell’ultimo post dice che per sconfiggere la destra serve la ricostruzione della sinistra sociale andando a prendere potere e risorse da “lor signori”. Bene. La fede religiosa che divide in politica i buoni da una parte e i cattivi dall’altra è una risorsa di lor signori. Iniziamo a sottrargliela. E qui non si tratta di includere i cristiani nel rilancio di Rifondazione, ma di includere coloro che portano il contributo in Rifondazione pur avendo una fede religiosa, affinchè l’opinione pubblica non individui nella sinistra solo ed esclusivamente l’agire materialista e basta. Far comprendere a tutti che Marx ha visto la religione come il riflesso delle condizioni subalterne in cui gli uomini sono sempre vissuti e come l’espressione di una loro protesta contro questa miseria reale. Marx non cerca di sopprimere la religione, come spesso viene interessatamente affermato da ambo le parti, comunisti e anticomunisti , ma si sforza di spiegarla nelle sue origini e nel suo sviluppo, consapevole della funzione reale che ha sempre avuto e continua ad avere nella storia della società. I marxisti non aboliscono ne la religione ne il diritto ne la morale ne ogni altra esigenza della vita spirituale. Dopodichè, in questa dimensione, il dialogo rappresenta il punto di partenza che ci consente di stabilire quanto di tuo può diventare mio e quanto del mio può riscattare anche te. Occorre cioè trovare nelle opposte posizioni quegli spazi ancora inediti, non gestiti, che possiamo costruire insieme. Andare oltre il dialogo per cercare e plasmare in senso politico e umano il non-ancora. Questo cercare spazi inediti consente l’incontro di culture diverse. E’ giusto rispettare l’altro, colui che è portatore di una cultura diversa, che professa una religione diversa , ma è anche giusto non dimenticare i segni e la cultura di chi accoglie l’altro… Qual’è allora lo spazio inedito, il non-ancora, che può riconciliare le posizioni, può farci crescere insieme? Sicuramente non le diverse professioni religiose con il loro portato inevitabile di dogmi ed integralismo, ma la dimensione religiosa che accomuna il credente e l’ateo, il cristiano e il musulmano, il buddista. Quello spazio inedito già esplorato dal marxismo che dal poi è rimasto tale ed è rimasto non-ancora… eppure Marx aveva definito la religione come oppio del popolo, legava la religione alla miseria reale assegnandole una funzione primaria, non ideologica. Una volta affrancato il popolo dalla miseria non vi sarebbe più stata la necessità della religione. Tuttavia Marx risolse la questione dando alla religione la stessa funzione dell’oppio, quella di far dimenticare il male ed il dolore, non certo quella di vincere le cause del male… eppure la sua affermazione esprimeva una verità, quel non-ancora che può essere costruito insieme: egli ha parlato di oppio “del” popolo e non di oppio “per” il popolo. Non è una questione da poco … la religione non è sovrastruttura determinata dal potere politico per “placare” il popolo ma nasce dall’uomo stesso, esprime un suo bisogno… In questo gli opposti si incontrano. Ed ecco lo spazio inedito su cui lavorare. Grazie ancora per le vostre belle parole, e spero si possa lavorare in tal senso per il bene della sinistra.
Maria

Anonimo ha detto...

e bravo ze, peccato che mauro non passi di qui (come non passa da me).