martedì 1 novembre 2011

Il colpo di grazia


Dicono: bruciati 22 miliardi. Il Colle valuta. L'Italia trema. L'Europa incalza. Ma che strano, eppure a me sembra un giorno come un altro.
Forse perché la banca è ancora aperta. I cassonetti, qui, non stanno bruciando. E la gente non ha la faccia stralunata, non si guarda intorno, non è uscita in ciabatte con i bastoni, come in Argentina. Nessuno ha acceso i fuochi nelle stanze del ministero, non sono ancora scoppiate bombe, nessun infiltrato ha ancora tirato quel colpo di pistola - anche se Sacconi, degno esemplare della gentaglia di questo governo (e di questo parlamento), ha messo le mani avanti così poi finirà in prima pagina con un bel "l'avevo detto, io" e una bella foto con il gomitolo di pelo sullo stomaco che gli penzola fuori dai denti.
Niente di straordinario, ancora, se nessuno alla notizia dei licenziamenti facili ha bloccato l'intera produzione, è sceso in piazza e si è rifiutato di continuare. Se Confindustria e una pattuglia di giornalisti a cui chiedere 'perchè, gioia, perché?' strilla: non è con lo sciopero che risolviamo! Mi dicessero allora che dobbiamo fare: stare zitti, gridare solo nelle nostre stanze, nelle nostre auto ferme, guardando astiosi la radio la tv o il cellulare che non suona per dirci che questo fottuto incubo è finito?
Io non mi sento colpevole per questa crisi. Ma ce n'è uno, ce ne sono molti? I Mercati sembrano il vulcano impronunciabile che all'improvviso fuma e blocca gli aerei, o lo tsunami in Giappone, o il nubifragio che spazza via le Cinque Terre. Una forza della natura, della natura umana.
Certo, quando la bomba esplode, non si trova mai il padre della bomba. Ma sono mesi e anni che sta esplodendo, lentamente, lentissimamente. E nemmeno ora abbiamo le idee più chiare. Con chi ce la prendiamo?
E peggio: ce la prendiamo? La reazione, anzi la non-reazione a me spaventa di più della prospettiva del crollo.
Che significato ha la frase "bruciati 22 miliardi"? A quale "provvedimento di emergenza" sta pensando "il Colle"? Le leggi di emergenza solitamente fanno male.
E poi: emergenza, ancora un'altra emergenza.
A forza di emergenze, non sappiamo più cos'è la normalità. Non sappiamo più metterci le mani in faccia, in bocca, come a dire: no! Non voglio vedere!
Nubifragio, terremoto, lavoro, sanitaria, dell'ambiente, salviamo il cinema, la giustizia crolla: che sia questa, la crisi lo spread il bund quel cazzo che è, quella che finalmente ci ucciderà?



1 commento:

Matteo ha detto...

Che ansia! E la gente che corre in banca a ritirare i propri risparmi... Bah!