lunedì 8 febbraio 2010

La deriva dei continenti

Di buono c’è che adesso so come voglio morire. Quando sarà il momento, sogno un tavolone da osteria, di quelli con le panche basse, completamente pieno di pinte di birra senza gas. E due teglie di focaccia di Celle, anzi no due di focaccia e due di pizza - e alla fine una sigaretta.
Perché in effetti nel giro di due mesi, dall’8 dicembre dell’anno scorso - porca mucca, sembra un’eternità – ho smesso di fumare, devo cambiare abitudini alimentari e il tempo è in gentile ostaggio dei miei meravigliosi bambini.

E non solo. Dev’essermi scattato qualcosa l’altro giorno, quando riflettevo sulla mia condizione lavorativa e sul paradosso d’essere un privilegiato ad averlo, un lavoro, e tanto privilegiato da far strabuzzare i miei coetanei – un posto fisso è più raro degli isotopi della kriptonite. All’improvviso ho scoperto che, a coronamento di una lunga e costante guerra di logoramento dei coglioni, sul lavoro mi hanno chiuso l’accesso al blog. Questo blog. Dalla mia reazione – me la sono presa, e non poco – ho capito essenzialmente due cose: uno, che sto diventando paranoide.

È una congiura, non può essere tutto per caso. Vedi, se i Nazisti dell’Illinois - parte di quell’Asse del Pirla che ha preso (e non molla) il governo, il parlamento, l’economia, la giustizia, i trasporti, la televisione, etc. - riescono a insinuarsi anche tra le pieghe del mio lavoro, vuol dire che i Tempi Bui (quelli in cui non funziona più la genteee) diventeranno sempre più bui e che allora è meglio cominciare a pensare al piano B. Fuggire sulle montagne, all’estero, dentro Harry Potter, nei romanzi, in un fumetto può non bastare. Non serve un’uscita d’emergenza, serve un’entrata d’emergenza.
Se non che.
Se non che non so bene cosa fare.

Due, che la distanza tra me e il mondo sta aumentando: come una deriva dei continenti, prima o poi dovrò arrivare a fare delle scelte, non penso che potrò lacerarmi ancora per molto.
Una faccia per andare al lavoro, una per guidare nella neve e nel ghiaccio, una per sopportare il tizio sulla metro, una per tenermi buono un cretino, una per stupirmi ancora, una per arrabbiarmi col custode dell’ospedale, una per guardare le due sciurette impellicciate che rubano il posto in fila alla signora che non ci sta con la testa,

(eccetera)

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