lunedì 8 febbraio 2010

Due tempi

Numero Due è piccolo e morbido, vellutato. È incredibile quanto poco sia stato in ansia questa volta, o forse quanto ho imparato a controllarla. Di certo, da venerdì 29 mattina in poi, continuo a ripetermi “Machecazzo proprio adesso dovevo smettere di fumare?”. La giornata del parto è trascorsa tra mille piccole attenzioni, le successive in una sorta di routine dell’extra ordinario. Da allora molti pensieri, pochissimo sonno e tutto che si riduce tutto a un tratto alla tensione di conciliare i denti dei due ingranaggi del mio tempo, quello della famiglia e del resto del mondo, che viaggiano ora a velocità incompatibili.
Il tempo della famiglia mi si è come dilatato, per paradosso, ora che gli appuntamenti si sono fatti più numerosi e ravvicinati. Cucina, rigoverna, gioca, fai spesa, cambio, cibo, telefona. Dormi. Tutto è più pieno, più denso, più totalizzante. Più felice. E quello fuori dalla famiglia, letteralmente e improvvisamente impazzito. Ore di permesso, giorni che non volevi ma alla fine prendi ferie, ritardi. Code in autostrada, al supermercato, persino per passare sullo stesso marciapiede. L’angoscia che ti guasta la lettura del giornale, la rabbia che ti impedisce di vedere un telegiornale, il fastidio di quella voce anche se la senti ad Anno Zero. E un’incredibile, veramente è incredibile, serie di persone, concentrate nel tempo e nello spazio, che dicono e fanno cose assurdamente e inutilmente vessatorie, o sleali, o puramente cattive e, se glielo fai notare, candidamente ti dicono: embé, che c’è?
C’è che devi ringraziare Dioochinefaleveci, Manitù andrà benissimo, che sono figlio di gente a posto e ora padre di figli che vorrei crescere come gente a posto.
Se no a te sotto il culo ti metterei le bombe.

4 commenti:

Filo ha detto...

ti vedo un po' troppo incarognito.
Anche se i tuoi sentimenti di fondo li capisco. Li capisco benissimo.

zesitian ha detto...

mi piglia fuori di casa. in questo periodo soffro moltissimo le gabbie inutili, ma veramente al limite dell'idiota, che mi mettono sul lavoro. e il fatto di non riuscire più a collocarmi al di fuori della famiglia. come se non avessi più un ruolo, un posto. come se fossi ormai scollegato. c'entra anche il fatto di non riuscire più ad avere il cinqueminuti tutto per me. ma mi sto già calmando, per la verità, sto incanalando l'energia in iperproduttività di idee bislacche.

Filo ha detto...

amico mio, non voglio fare il saccente e quindi perdonami se ti sembrerò tale, ma una cosa devo dirtela: abituati subito a questa situazione, perché per un bel po' sarà così.
Le dinamiche sociali sono strane e sembra che ti si ritorcano contro al momento sbagliato, ma sei tu che hai preso un'altra direzione e un'altra velocità. Loro sono sempre le stesse.
Sei te che cambi.

zesitian ha detto...

hm. temo proprio che sia così. crisis and rebirth.