venerdì 21 novembre 2008

L'archivista in 30r

Per il Trentarighe (Fernandel) del prossimo mese avevo pensato a un adattamento in 30r del mio L'archivista. Poi ho deciso di mandare tutt'altra cosa. Posto qui l'esperimento, e poi tornate a leggere, perché ho in arretrato una fila di sciortstoriez lunga così.

L'archivista

Fradicio. Con l’acqua a rivoli dentro il colletto, sotto un diluvio incessante. I capelli bianchi, corti e incollati sulla testa quadrata, l’abito grigio ormai nero di pioggia. Senza scarpe e senza calzini, ii risvolti dei pantaloni alzati e i piedi rossi di ghiaia. Il volto una maschera di smarrimento, con gli angoli della bocca piegati all’ingiù. Nella mano mancina un’arma carica e lucida, poggiata su una coscia magra come un bastone.
«Non lo faccia»
Scuote la testa, alzando il mento come fanno i bambini.
«Non è giusto»
Una lama di labbra gli spacca la faccia: «Sei tu il magistrato. Dimmelo tu cos’è giusto»
«Potrei dirle un sacco di belle cose, Sereni. Tutte cazzate»
Ho i pensieri che mi scorrono in sottopancia, come nei telegiornali. ‘69 Piazza Fontana, ‘74, l’Italicus e Piazza della Loggia.
«Il fatto è che me lo deve. Vent’anni che le sto dietro, se ha bisogno di un motivo lo faccia per questo»
Ride. O qualcosa del genere. Ride coi polmoni, senza smettere di fissarmi la bocca, gli occhi. Asciuga la canna sulla coscia.
Moro e le Br. Ustica, e Bologna. Sindona, Calvi, Pecorelli. Genova.
Lui è l’ultimo. Della sua specie, della sua razza. L’11 settembre li ha spazzati via. Non servivano più. Ora c’è un nuovo dio in città.
Poi arma il cane e se la punta alla tempia.
No!
«Mi dica qualcosa, qualsiasi cosa e la lascio andare. Mi ha sentito? La lascio andare»
Ha gli occhi allagati, spaventosi. Non so che gli prende.
«Merda, Sereni! Mi dia un’ora. Dieci minuti. Me la faccia fare, questa cosa» e sto gridando.
Cado in ginocchio. Sono sfinito, più che implorare.
«Me la faccia fare»
E alla fine annuisce, gli occhi d’acqua morta. La bocca una smorfia.So che gli prende. È il terrore che ti fa assente. Il terrore che ti prende quando stai per morire.

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