mercoledì 27 agosto 2008

Georgia on my mind


Zio Ray (Charles) torna in mente oggi, che è un buon giorno per fare esercizio di sintesi.
Partendo dal 7-8 agosto, per tacer della guerra strisciante che si trascina da più di un decennio, la guerra in Georgia si può riassumere così:
- le due province autonome, Abkhazia e Ossezia del Sud, vogliono più autonomia;
- il presidente georgiano ammassa truppe;
- i parlamentini delle due province dichiarano che allora dichiareranno l’indipendenza e difenderanno il territorio;
- la Georgia attacca;
- Ue, Onu e Nato stanno a chiedersi che succede, poi fingono di scandalizzarsi, poi non fanno niente, poi mandano Sarkozy;
- che culo, dicono i belligeranti da entrambe le parti;
- arriva Frattini in missione ufficiale, rientrando dalle Canarie;
- e questo chi è, dicono i contendenti di entrambe le parti;
- interviene la Russia che, come previsto, prevale;
- le navi da guerra americane entrano nel Mar Nero – ooh che paura;
- un sacco di navi Nato sono già lì per un’esercitazione programmata in precedenza – ooh che coincidenza;
- arriva il piano Sarkozy, che non serve a un cazzo;
- finisce (per ora) la guerricciola;
- nel frattempo è morta un sacco di gente, e un altro bel po’ è senza casa;
- la Russia riconosce le due province autonome;
- balbettante biasimo dagli Stati Uniti, dalla Nato, dall’Ue, dall’Onu;
- risposta della Russia: ci avete rotto, belli. Tra scudo spaziale, missili in giardino (Polonia), basi americane ovunque, e infine quella porcata del Kosovo che primi fra tutti con spaventosa ignoranza gli Italiani hanno riconosciuto: cosa vi aspettavate? Qui ci sono i gasdotti, e sono tutti nostri, e se la Georgia vuole fare il cuscinetto per gli americani ai nostri confini a questo punto sono un po’ cazzi suoi, e vostri.
Bentornati dalle ferie, oggi è un po’ più guerra fredda di ieri.

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