venerdì 9 maggio 2008

Fascio's victim

Due cose sulla puntata di ieri di Anno Zero. Per chi l’ha vista, ma anche per chi non c’era, nel lungo servizio sui fatti di Verona c’era l’intervista a diversi pocopiùcheventenni nordestini. Lo schema proposto da una prima tornata di risposte è da copione Istat, buono per il tg della sera: la scuola, cheppalle, meglio lavorare che così coi miei soldi faccio quel che voglio; lavoro, nell’azienda di papà; i capelli, la lampada, l’epilazione una volta al mese; in macchina si corre perché sì; la sera se non si beve o ci si sballa, comunque si spende lo stipendio al club o in discoteca, e si torna a mattina. A volte si fa a lavorare senza dormire. Sogni: se mi pigliano al Grande Fratello, perché no, almeno svolto. E fin qui, sinceramente: cazzi loro.
Poi, nella seconda tornata, il lampadatino coi capelli a schiaffo da parrucchiere una volta alla settimana tira fuori dal portafoglio, con orgoglio cospiratorio, una tessera di Forza Nuova. E dice che quelli devono tornare a casa, e che è meglio che ci tornino non sulle proprie gambe. L’amico dice che è giusto che quelli, quando rompono i coglioni perché a casa mia devi fare quel che dico io, li prendi li metti su un furgone li carichi di botte e poi li scarichi.
Quello però che dice il lampadatino, lo dice con la sua faccia. E quella sua faccia racconta di uno che ha una paura fottuta. Ma non di quelli, dell’algerino albanese romeno cinese diciamo extracomunitario per comodo, no: ha paura di tutto.
È terribilmente indifeso, con la sua armatura modaiola di provincia e un poco effemminata, e il suo stile di vita che dipende dai soldi come dai barbiturici. Hai la netta impressione, guardandolo, che se lo lasci un giorno senza soldi questo si suicida. È carne per pusher.
E allora? Allora, niente. Un po’ di pietà, un po’ di rabbia. Un po’ di consapevolezza che questo parte già sul filo della lama: un passo tra i ricchi e paraculati, e uno giù nell’inferno di chi batte la strada. Nessuna alternativa di futuro. Dio che male che fa. È solo una storia, di uno tra milioni, ma è dolorosa se vi fa riflettere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

non ho visto anno zero. ma sono certa: la paura è il motore (ti ricordi di colombine, michael moore e la differenza tra canada e usa?). però a me non fa pena, mi fa schifo. e rabbia.


(p.s. è un discorso lunghissimissimo, dovremmo parlarne di fronte a una buona bottiglia di vino, una pasta fumante, una luna grande grande, ascoltano i pieni e i vuoti del mio meraviglioso cortile, col normannino che dorme sereno a qualche metro)

zesitian ha detto...

normanna ed io ci stiamo lavorando.

Anonimo ha detto...

La prima parte: cazzi loro, vero. Ma mi muove un'emozione che è rabbia, odio, pena, senso di superiorità. La seconda parte: hanno paura, vero. CAZZI LORO! Finchè non scopriranno l'umiltà...luca

Anonimo ha detto...

Ciao, concordo (come quasi sempre) con la tua analisi nella prima parte, per la seconda direi che mi ha lasciato con tanta amarezza e impotenza...sono recuperabili questi ragazzi? O ormai sono totalmente imbesuiti dei messaggi della TV? E' pericoloso se non li si insegna che la violenza è sbagliata sempre e comunque! E mi fa schifo vedere l'uso che fanno della paura di questi ragazzi, quelli che dicono di fare i nostri interessi............
jackflash77