martedì 25 marzo 2008

Lo sciocco perpetuo

Statista, ossia: uomo di Stato. L’uomo della svolta di Fiuggi. Il capitano dei destrorsi che amano l’uomo forte e presentabile. Il fine artefice della (ex)fortuna di possidenti agrari ed edili, acquaioli, statali e poliziotti. Piace, piace sempre, piace anche ai sinistri, il Gianfranco Fini. Ebbene, dovrò espormi al vostro biasimo, ma: quest’uomo è un imbecille politico. Consolidato ormai il suo bacino elettorale, allontanati i Rauti e le Mussolini, gli Storace che gli fanno cenerina la faccia abbronzata -insinuano maligni sospetti nelle buone famiglie che ama rappresentare- il Loro (nostro non me la sento proprio di dirlo) alle elezioni 2008 si trova una legge col proporzionale e mani libere dalla coalizione. È il Suo Momento: schiera i migliori cervelli di AN e scatena i suoi neuroni di fine stratega e audace tattico. Candidarsi a premier per far superare ad AN il 10%, raccogliendo i delusi da Berlusconi e gli scontenti del Centro? Cannibalizzare finalmente l’ingombrante nanobandana e puntare con decisione a riconquistare l’enorme bacino elettorale della destra, facendo finalmente il salto da ex-fascista a conservatore, reintegrando anziché disperdendo il patrimonio della destra sociale? Sbarazzarsi una volta per tutte dei cialtroni leghisti? Capitalizzare il suo prestigio personale, incentrando la campagna sull’uomo saldo, la nazione, la destra vera? No. Lui è avanti. Eccola qui, l’idea, il colpo di genio dello statista: seguire Berlusconi qualunque cazzata lui dica. Quasi scioglie il suo partito (il Pdl, ovvio, è un cartello elettorale, ma non mettere il simbolo dev’essergli costato caro) in una Forza Italia che smaccatamente candida chiunque non stia sui coglioni a Berlusconi e aiuti a fare notizia, accetta la candidatura di Lombardo in Sicilia, vede entrare la Lega nel suo nuovo partito e assiste impotente a comizi che parlano di secessione armata (anche questa è una sceneggiata, lo sappiamo: ma il suo partito non si chiamava “alleanza nazionale”?) e tanto per non farsi mancare l’ennesima umiliazione, corre di nuovo con la Mussolini e Tilgher. Con la Santanchè che gli sventola davanti cosce (sue) e teste rasate (dei ‘bravi ragazzi’ di Forza Nuova) additandolo come ‘la vecchia politica’. Il servo non è mai stato così sciocco.

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