martedì 17 giugno 2014

Un poco di immaginazione

 
Leggo l'articolo sul Corriere. Col suo corollario di giuste recriminazioni (nei commenti) di chi è troppo stanco per usare un po' di immaginazione.
Naturalmente, la bici e i percorsi ciclabili non bastano.
Ci vogliono mezzi pubblici elettrici. Silenziosi, piccoli, agili. Ci vuole un piano di investimento a lungo termine, con sponsorizzazione. Per esempio, compri i Fiat e la Fiat può farci pubblicità quando vuole. Li assicuri con l'assicurazione Fiat. Dico Fiat per dire, se no Peugeot, Volkswagen, Tesla. Insomma, tratti.
Poi un'altra idea potrebbe essere, una volta creato un percorso ciclabile compatibile con quello delle auto, autorizzare la circolazione di questi Cosi A Quattro Ruote (in foto), che non so come si chiamano, anzi sì: questi in foto, per lo meno, si chiamano rishock (che brutto nome) e sono elettrici a pedalata assistita. Istituendo anche un servizio ciclotaxi a buon mercato, utilizzabile anche da mamme con passeggini e anziani. Per fare la spesa o andare in centro dalla periferia, magari.
In una città turistica, o in occasione di manifestazioni come la Festa del Ticino, potrebbero circolare solo loro. In teoria, esistono anche mezzi a pedalata assistita in grado di fare quello che fa un furgone. Naturalmente, roba leggera, però si può comunque fare. O far progettare. Anche qui, in Università, a Ingegneria.
Poi ci sono le officine per bici, i pezzi, gli accessori. Si potrebbe fare un distretto della bici qui, nelle aree industriali dismesse. Con bravi artigiani e progettisti.
Ci sono le rastrelliere antifurto che si possono sponsorizzare. Bisogna studiare un modo per fare tutto per bene, perché la bici è facile da rubare, ma gli strumenti ci sono.
Si potrebbe anche affidare all'Università di Pavia l'elaborazione di un software di simulazione del traffico ideato per aiutare la transizione dall'auto alla bici.
Questo solo per dire che magari poi le cose si possono fare.
E se piove e fa freddo e c'è neve, ci sono i mezzi coperti. E i mezzi pubblici.
Poi, per uscire da Pavia, c'è l'auto.

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