lunedì 13 maggio 2013
Il mio primo fucile di qualità
No, ma io lo so che arrivo ultimo. Hanno scritto tutti, e molto meglio di me. Però: io devo capacitarmi delle cose. E non ci riesco. Passa il tempo ma non ci riesco.
E non tanto perché un bambino di 5 abbia ucciso la sorellina di 2. Tremendo, ma - non passerò da cinico per questo - l'orrore della cronaca è anche questo, chiudere gli occhi non serve.
Tutto sta nello scoprire che c'è un'azienda (ma come fa uno a lavorare lì? e a dirigerla?) che mette in vendita (scusate, insisto: ma come fa uno a impostare una strategia di marketing su una cosa così?) un fucile pensato appositamente per bambini.
E bambine: c'è anche quello rosa.
Un fucile vero. Calibro 22. Ci puoi sparare agli scoiattoli.
Cioè: ha una produzione, una distribuzione, una comunicazione a vendere.
Chiarisco il sillogismo:
- i veri americani hanno diritto ad avere un fucile (e a usarlo)
- i bambini dovrebbero essere buoni americani fin dalla più tenera età (5 anni)
- tutti i bambini di 5 anni hanno diritto ad avere un fucile.
Chiarisco anche la posizione marketing (che è il mio mestiere, poi, no?):
- i bambini sono un mercato potenzialmente enorme, i grandi spendono molto anzi moltissimo per i bambini
- il fucile però dev'essere vero, non giocattolo, perché devono essere anche "educati", all'uso del fucile;
- leggero, maneggevole, portatile, smontabile, colorato;
- il loro primo fucile dev'essere di qualità!
Sintetizzo infine i fatti:
- due genitori regalano un fucile - un fucile vero! - Crickett calibro 22 a un bambino di 5 anni;
- il fucile viene abbandonato in un angolo;
- il fucile era carico, e i genitori dicono: "eh non ce ne siamo accorti"; capita a tutti, no? un momento di distrazione, lascio l'AK47 in giro e poi quel monellaccio mi falcia una classe di liceo;
- il fucile è l'arma con cui il fratellino di 5 anni, che non ha e non può avere concezione dell'omicidio, ha giocato a sparare alla sorella.
Niente. Non riesco a capacitarmene. Io non ce la faccio.
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1 commento:
Non ci si crede...
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